«A quali ripensamenti sui comportamenti umani potrebbero indurre la descrizione della realtà che ci è restituita dalla relatività, dalla quantistica, dalla biologia molecolare o dalle neuroscienze? E quanto una immagine del mondo non più ostinatamente meccanicistica potrebbe incidere sui modelli di governo e democrazia?». Questa icastica domanda non solo apre il denso saggio di Mario Agostinelli e Debora Rizzuto Il mondo al tempo dei quanti (Mimesis, pp. 274, euro 22, prefazione di Gianni Mattioli e Massimo Scalia; postfazione di Giorgio Galli), ma riceve anche una serie di circostanziate, e per certi versi visionarie, risposte, tutte innervate dalla competenza scientifica ma anche dalla passione militante dei due autori. Il volume ci conduce così attraverso le più attuali ipotesi cosmologiche, le ultime scoperte in materia di neuroscienze, genetica, fisica delle particelle elementari, teoria e funzionamento dei mass media e della finanza, sino all’uso politico delle nanotecnologie.

LUNGO UN’AMPIA teoria di esempi e citazioni, riferimenti alla più stretta attualità nazionale e internazionale, il lettore arriva finalmente dove il cumulo di informazioni si compone nella costellazione, in senso allusivamente benjaminiano, di quell’«altro mondo possibile» progressista ed egualitario, sostenibile e solidale, che si contrappone radicalmente ai disastri, oramai non solo annunciati ma già in atto, dell’attuale fase bioliberista. Come nei più classici discorsi dei proconsoli dell’antica Roma, allora, prima i due autori introducono i fatti in tutta la loro crudezza, poi forniscono gli strumenti di risposta. Si comincia con l’analisi del fattore più decisivo, quel tempo che sembra oramai mancare drammaticamente: se si condensassero il passato ed il futuro in un solo, impressionante, esempio, se per gioco volessimo rappresentare con personalità conosciute le generazioni che, succedendosi, hanno plasmato la memoria su cui risiede la nostra civiltà occidentale – mettiamo da Pericle fino ad Obama – sarebbe sufficiente spalmare su un grande palco una novantina di nomi illustri (90 personalità per 25 anni a generazione coprono 2250 anni di storia). Ma se volessimo prevedere quanti nuovi personaggi potranno salire su quello stesso palco, tenendo conto dei cambiamenti climatici già in atto, non potremo andare oltre le quattro o cinque unità, almeno se i nuovi leader si limiteranno alla gestone del modello esistente.

E DOPO LE ANALISI ecco, per dare speranza e programma, prospettiva ed entusiasmo, le possibili risposte alla questione classicamente leninista del «che fare?». I due autori, coerenti con la loro impostazione, la svolgono alla luce di una visione della realtà fenomenica, ma anche immaginale, già governata da un insieme intricatissimo di algoritmi: la posta il gioco, allora, è nulla di meno della nostra vita su di un pianeta che farebbe forse a questo punto volentieri a meno di noi e, questione centrale per innovare la «cassetta degli attrezzi», l’idea stessa di politica come insieme di strumenti che permetterebbero ancora alla specie umana di abitare, ma da ospite gradito, nella casa di Gaia. É dunque evidente che la politica, quella di sinistra in particolare, deve cambiare prendendo spunto da ciò che è oggi il mondo dei poteri reali che lo governano e dei luoghi dove sarebbe necessario introdurre la democrazia e la partecipazione. Un esempio tra tutti: i consigli di amministrazione delle grandi corporation, di quel centinaio di firme che condizionano le scelte dei singoli ma anche di tanti insiemi nazionali.

IL PUNTO della nuova democrazia, allora, non è tanto quando si vota ma soprattutto per cosa. Il titolo dell’ultimo capitolo Scommettere, chiude il volume evocando una figura mitologica, quella di Kairos, il tempo dell’opportunità. Ma il bel giovane veniva, non a caso, raffigurato con una peculiare pettinatura: un ciuffo davanti e la nuca totalmente calva. Il simbolismo ci dice che il momento dell’agire è ora, tutti insieme e senza paura, mentre se lo lasceremo trascorrere esso non potrà più essere riacciuffato. Kairos dunque, ma anche Ananke la Necessità cui neanche gli dei potevano opporsi ma che forse noi, umani e mortali, possiamo utilizzare come causa finale delle nostre vite.