A luglio sono state presentate circa 62.900 richieste di protezione internazionale nei 28 stati membri dell’Unione europea più Norvegia e Svizzera, con un aumento del 26% rispetto a giugno. L’Easo (l’ufficio europeo di assistenza all’asilo) ieri ha illustrato i dati: le domande quest’anno sono leggermente cresciute rispetto a luglio 2018 (59.375), quasi pari allo stesso mese del 2017 (62.040). Dall’inizio dell’anno, sono state presentate 400.500 domande di protezione internazionale nell’Ue (più Norvegia e Svizzera) con un aumento del 11% rispetto allo stesso periodo del 2018. Livelli «drasticamente più bassi» di quelli registrati durante la crisi migratoria del 2015-2016, ha spiegato Easo. A luglio 2016, infatti, le domande erano state 122mila.

Da Siria, Afghanistan e Venezuela sono arrivate circa un quarto di tutte le domande di protezione internazionale. In particolare, siriani e afgani hanno fatto registrare un aumento del 34% ciascuno rispetto allo scorso giugno. Gli altri principali paesi di origine sono Iraq, Pakistan, Turchia, Colombia, Iran, Nigeria e Albania. Molte richieste di cittadinanze sono associate a rilevamenti di attraversamento illegale delle frontiere: rispetto a giugno, le domande di asilo sono cresciute più rapidamente tra i cittadini dei paesi che necessitano di un visto per entrare in Ue, Norvegia e Svizzera rispetto ai cittadini che non hanno bisogno del visto.

In particolare, i siriani hanno presentato 6.543 domande di asilo a luglio. Nei primi sette mesi dell’anno il totale è stato di circa 38.800 domande, nello stesso periodo del 2018 erano state circa 44mila. Nonostante il calo, una domanda su dieci nei 30 paesi viene presentata da un cittadino siriano. Gli afgani a luglio hanno depositato 5.040 domande di protezione internazionale, anche per loro si è registrato un più 34% rispetto a giugno. Dall’inizio dell’anno, sono state 28.600 le domande, in aumento del 20% rispetto allo scorso anno. Ancora in comune con i siriani, la maggior parte delle domande si sono concentrate in cinque paesi. I venezuelani, invece, hanno fatto segnare a luglio quasi 3.800 domande, con un aumento del 18% rispetto a giugno. Le richieste nei primi sette mesi del 2019 (25.500) sono state più numerose di quelle registrate nell’intero 2018 (22.200).

Per quanto riguarda le domande in attesa di una decisione in primo grado, alla fine dello scorso luglio erano circa 456.300, oltre 15mila casi in più rispetto a giugno dovuti soprattutto a revisioni tecniche relative ai venezuelani. Inoltre, a fine aprile si sono registrate il doppio delle domande in attesa di una decisione in appello o di revisione. In parallelo alle richieste presentate, c’è stato un aumento delle decisioni di prima istanza che hanno toccato quota 51mila, uno dei livelli più alti raggiunto nei 30 paesi, e in aumento del 22% rispetto a giugno. Oltre un terzo (35%) di tutte le decisioni di luglio ha garantito lo status di rifugiato o la protezione sussidiaria. Nell’intero 2018 la media è stata del 39%.