Le tensioni socio-economiche in Marocco non si spengono e il governo tenta di correre ai ripari: a seguito delle proteste di fine anno nella città di Jérada per la morte di due fratelli nella «miniera della morte» (chiusa ma ancora visitata da chi prova a portare il pane in tavola in un’area che soffre di un tasso di disoccupazione doppio rispetto alla media nazionale, al 10%), Rabat ha promesso di realizzare un «nuovo piano di sviluppo» per la regione nord-orientale che crei nuovi posti di lavoro e mappi «le risorse minerarie».

Una risposta, per ora a parole, al movimento «Il cammino del pane nero» che chiede maggiori investimenti in una zona marginalizzata dal governo centrale. Intanto la Corte europea di giustizia ha bloccato l’accordo sulla pesca tra Ue e Marocco: non è valido, viola i diritti del popolo saharawi, mai interpellato sebbene si applichi a territori e acque (occupati) del Sahara occidentale.