Molti, come il senegalese napoletano Aboubakar Soumahoro, hanno dovuto sudarsela, la trasferta a Bruxelles per manifestare contro la “Fortezza Europa”. Il suo viaggio ha rischiato di finire a Chamonix, dove la carovana partita dall’Italia è stata accolta da un imponente schieramento di agenti che li hanno rivoltati come calzini e alla fine non volevano far passare 5 persone nonostante fossero in possesso del permesso di soggiorno. Aboubakar quantifica il ritardo accumulato in 36 ore. Ad altri, come i quaranta rifugiati afghani che hanno piantato le tende nella chiesa di San Giuseppe Battista, è bastato invece solo affacciarsi sulla piazza del beguinage per unirsi alle centinaia di persone che urlavano quello che loro chiedono da mesi: il riconoscimento dell’asilo politico, la possibilità di andarsene in giro senza il rischio di essere fermati e rimpatriati o di cercarsi un lavoro regolare.

Hanno marciato insieme per le strade di Bruxelles, ieri pomeriggio, gli afronapoletani e i belgi afghani, i primi catalizzando l’attenzione con balli e canti dietro uno striscione in italiano che reclamava «diritto di residenza» e alla casa, i secondi con una presenza più discreta, unico segno distintivo la kefiah avvolta al collo. Con loro, le carovane arrivate nei giorni scorsi dal resto d’Europa e alloggiate nel Parco Maximilien, giusto al confine tra la banlieue araba di Molenbeeck e i grattacieli delle banche e delle multinazionali. Primi ad arrivare, sabato scorso, i “no border” tedeschi con i gruppi di africani denominatisi “Lampedusa in Berlin” e “Lampedusa in Hamburg”, a sottolineare il punto d’ingresso in Europa e quello di reale approdo. Buoni ultimi ma con validi motivi, gli italiani fermati alla frontiera. E poi i collettivi francesi di sans papiers, gruppi belgi e olandesi.

Le carovane partite da mezza Europa sono confluite a Bruxelles per far sentire la loro voce al Consiglio dei capi di Stato e di governo, convocato ieri e oggi per decidere le prossime strategie comunitarie sull’immigrazione. In una settimana di “azioni”, sono arrivati davanti al Parlamento europeo, hanno ricevuto la visita di una delegazione dei Verdi (unico partito a incontrarli), hanno protestato sotto l’ambasciata italiana e quella tedesca per lo sgombero di un edificio occupato a Berlino: il sit-in si è concluso con una ventina di persone fermate dalla polizia. Ieri pomeriggio, l’appuntamento al beguinage e il corteo, rumoroso anche se non affollatissimo, nel centro di una città con la testa rivolta alla partita serale del Belgio ai Mondiali.

Se bisognerà attendere le conclusioni del vertice per trarre un bilancio e stilare analisi più precise, le premesse non sono certamente incoraggianti per le richieste dei no border. Nonostante i migliaia di morti nel Mediterraneo, non pare alle porte un cambiamento di rotta delle politiche migratorie europee. La bozza non ufficiale di cui si vociferava ieri prevederebbe un allargamento della missione Frontex di controllo delle frontiere. L’Italia, che si appresta a subentrare alla Grecia alla guida del prossimo semestre europeo, sotto pressione per il massiccio arrivo di migranti nei primi sei mesi dell’anno (superiore persino al 2011 della Primavera tunisina), chiede più risorse e una ripartizione per quote dei rifugiati tra i diversi Paesi dell’Ue, senza tener conto, come proprio ieri spiegava l’Istat, che gli immigrati stanno diminuendo e che sempre più chi sbarca in Sicilia guarda al Nord Europa.

Senza un coinvolgimento europeo, soprattutto economico, è la posizione del premier Matteo Renzi e del suo vice Angelino Alfano, la missione italiana “Mare nostrum” di soccorso in mare, decisa dopo il naufragio del 3 ottobre 2013 (366 morti e 20 dispersi), rischia di saltare.

I no border non si aspettano nulla di buono dal summit. Sanno bene che la loro è una campagna di lungo periodo, culturale e politica, e si sono dati appuntamento per una grande manifestazione europea a Roma, nel prossimo ottobre. Ad annunciarla nella conferenza stampa che ha preceduto la manifestazione, è stato proprio l’afronapoletano Soumahoro. Intanto, la carovana italiana tornerà in tempo per essere in piazza sabato pomeriggio, sempre a Roma, al corteo contro l’austerity che aprirà il semestre italiano dei movimenti.