Durissima repressione nei confronti dei lavoratori del tessile in Cambogia: durante una protesta per aumenti salariali – da mesi il paese è percorso da lotte di rivendicazione degli operai – la polizia ha sparato sulla folla. Nella serata di ieri il bilancio era di quattro morti e alcuni feriti; dato che potrebbe salire, a fronte di video giunti dalla zona, Veng Sregn, sobborgo meridionale della capitale Phnom Penh, che testimoniano la terribile rappressaglia della polizia sugli scioperanti.
Secondo Chan Soveth membro di un gruppo locale per i diritti umani, dieci lavoratori sarebbero stati gravemente feriti. Gli agenti hanno aperto il fuoco per contrastare l’avanzata dei dimostranti, armati di sassi, bastoni e alcune bombe molotov. Un portavoce della polizia militare ha dichiarato che nove agenti sono rimasti feriti da pietre e colpi di fionda. Oltre ai morti e all’ennesima protesta, c’è da registrare anche un dato politico: le manifestazioni sono ormai confluite all’interno di quelle forze dell’opposizione del paese che da mesi chiedono le dimissioni di Hun Sen. La protesta infatti accompagna in pratica le manifestazioni del Partito di salvezza nazionale della Cambogia, che lo scorso luglio è stato sconfitto di poco in elezioni di cui ha denunciato brogli e irregolarità.
Da novembre il paese è teatro di violenti scontri e proteste da parte dei lavoratori del settore tessile: sono gli uomini e le donne che confezionano i nostri vestiti, la nuova Cina, uno dei tanti luoghi di delocalizzione della fabbrica del mondo globale. Si tratta di un settore fondamentale del paese: 650 mila operai, per un giro d’affari di oltre 5 miliardi di dollari che rappresenta da solo oltre l’80 percento delle esportazioni della Cambogia.
Le rivendicazioni sono di natura squisitamente salariale: al momento la media degli stipendi dei lavoratori del settore è di 80 dollari al mese. Gli scioperi chiedono un aumento a 160. Il governo ha offerto 95 dollari al mese e la proposta è stata rifiutata, dando vita ad un’onda lunga di proteste che va avanti ormai da novembre. La novità delle ultime manifestazioni è la rinnovata alleanza tra operai e il partito dell’opposizione che dalle scorse elezioni a luglio è uscito sconfitto, denunciando però brogli e chiedendo invano l’istituzione di una commissione d’inchiesta su quanto accaduto.
Si tratta di processi storici che coinvolgono un paese molto giovane, dove la maggioranza della persone non ha ancora trent’anni, e che ha visto salire negli ultimi anni il proprio prodotto interno, assumendo i contorni di un piccolo miracolo economico che, come in altri casi, ha creato numerose diseguaglianze.