La crisi del Covid-19 ha costretto gli Stati europei a realizzare una serie di spese straordinarie per affrontare una situazione sanitaria e sociale estremamente grave. La sospensione temporanea dell’applicazione del Patto europeo di stabilità e di crescita ha permesso di aumentare i livelli del deficit senza la minaccia delle sanzioni delle istituzioni europee. Ma il problema ora è quello di sapere chi pagherà la fattura: se l’indebitamento degli Stati porterà a dei nuovi piani d’austerità e di adeguamento strutturale o se i più ricchi saranno costretti a pagare. È la ragione per cui è diventato urgente porre all’ordine del giorno la redistribuzione delle ricchezze, cioè l’idea per la quale le grandi fortune e le grandi proprietà devono essere tassate nell’interesse della collettività.

Allo stesso modo, pensiamo che la crisi del coronavirus richiede una risposta coordinata a livello internazionale. In Europa, l’Unione Europea ed il mercato comune si sono rivelati incapaci di coordinare una risposta sanitaria ed una politica economica all’altezza dell’urgenza sociale. Ecco perché vogliamo promuovere delle misure che spingano verso un’Europa diversa, adeguate alla situazione d’urgenza in cui ci troviamo, richiedendo al Consiglio europeo di applicare delle “Tasse Covid-19” per coprire le attuali necessità economiche. In assenza di un accordo fra tutti gli Stati, pensiamo che questa tassa possa essere gestita dai paesi che decidano applicarla, senza attendere il consenso dei 27. E se non fosse possibile arrivare ad un accordo fra i diversi governi, un unico governo potrebbe prendere questa decisione.

Proponiamo quindi:

  • Il varo immediato, da parte degli Stati europei, di un sistema di “imposte d’urgenza Covid-19” per tassare i profitti delle imprese e dei grandi patrimoni, come misure uniche e finali per affrontare le spese massicce causate dalla crisi. Il pagamento della tassa sarà effettuato prima del 30 giugno 2020.

  • L’organizzazione del pagamento della tassa sarà assicurato dalle tesorerie pubbliche dei diversi paesi. Proponiamo questa imposta in tutti i paesi europei, con l’obiettivo di creare un fondo speciale di solidarietà europea “Covid-19”, gestito in modo coordinato dagli Stati che sostengono l’iniziativa.

  • I fondi saranno utilizzati in funzione delle necessità e dell’impatto della pandemia in ciascuno dei paesi. Gli Stati gestiranno i fondi ricevuti in modo coordinato per:

  1. Contribuire a rispondere ai bisogni sociali più urgenti provocati dalla crisi, con l’obiettivo di assicurare condizioni di vita decenti all’insieme della popolazione.

  2. Investire nella sanità pubblica, cercando di rimediare al danno rappresentato dagli anni dei tagli in bilancio.

  3. Contribuire ad un necessario cambiamento del modello di produzione, perché risponda agli obiettivi sociali ed ambientali che la pandemia ha posto in evidenza. Inoltre, una parte delle entrate sarà dedicata alla creazione ed alla messa in marcia iniziale di un organismo pubblico efficace per coordinare i progetti sanitari e di ricerca scientifica di tutti gli Stati che partecipano all’iniziativa, in una logica di “bene comune”, privilegiando la solidarietà internazionale contro qualsiasi logica di privatizzazione dei futuri vaccini e farmaci per la lotta contro il Covid-19.

Le quattro modalità di questa imposta d’urgenza saranno:

  1. Una tassa sui benefici delle imprese che oltrepassino i 5 milioni di euro ottenuti in tutti gli Stati membri, a partire dalle cifre del fatturato e dell’attività economica che vi si realizzino. Una tassa del 3% sarà applicata ai profitti netti ottenuti -calcolati dopo la detrazione della somma delle entrate complessive percepite, tanto quelle legate al fatturato che le altre e di tutte le spese legate all’ottenimento delle entrate complessive- e prima dell’applicazione delle imposte nazionali corrispondenti all’esercizio fiscale 2019, realizzati in ciascuno dei paesi europei dalle società, consorzi o corporazioni, anche se la sede fiscale della loro società madre sia ubicata in questo o quello Stato membro o in un paese terzo.

  2. L’imposta sul patrimonio delle persone fisiche, sia qual sia la forma giuridica della proprietà. Sarà prelevato il 3% del valore mercantile del patrimonio, stimato al 31 dicembre 2019, di tutti i beni immobili, di qualsiasi natura essi siano, per un ammontare uguale o superiore ad un milione di euro. A partire dai 10 milioni di euro, le imposte aumenterebbero al 5% del valore mercantile di tutti gli attivi stimati al 31 dicembre 2019.

  3. L’imposta sugli attivi dei fondi d’investimento e delle società di gestione dei patrimoni. I loro attivi saranno tassati al 3% del valore mercantile di tutti i guadagni stimati al 31 dicembre 2019.

  4. Imposta sui trasferimenti dei beni di qualsiasi natura: tutte gli importi trasferiti da persone giuridiche saranno tassati al 3% del loro valore mercantile. Una tassa del 2% sul valore mercantile sarà prelevata su tutti gli importi trasferiti da persone fisiche a partire dalla cifra di un milione di euro.

Sappiamo che l’urgenza sanitaria, sociale ed economica della pandemia di coronavirus ha bisogno di una risposta immediata; in effetti, miliardi di euro sono già stati utilizzati a questo fine, cosa che finirà con l’aumentare un debito che non potrà essere assorbito dagli Stati e che ostacolerà la loro capacità di affrontare questa situazione. Pensiamo perciò che sia cruciale che la Banca centrale europea (BCE) annulli tutti i debiti degli Stati membri per lottare contro le cause e gli effetti della pandemia o, in difetto, li trasformi in “debito permanente”, senza nessun rapporto con gli attuali bilanci. Nell’attesa di una decisione e come forma di pressione affinché queste misure vengano prese, proponiamo che gli Stati decretino una sospensione unilaterale dei pagamenti del debito, accompagnata dalla realizzazione di un auditing cittadino, nella prospettiva del ripudio/annullamento della parte illegittima del debito.

Nel contesto attuale, si tratta di aiutare le imprese europee ad affrontare la crisi. Per noi, è essenziale difendere la sospensione di qualsiasi aiuto alle imprese la cui sede, società madre o filiale si trovi in un paradiso fiscale o le cui formule giuridiche e fiscali abbiano come vero fine quello di favorire l’evasione ed il dumping fiscale, adottando la definizione più stretta di paradiso fiscale come quella proposta nella lista di Oxfam o di Tax Justice Network. Inoltre, è essenziale coordinare gli Stati per stabilire sanzioni economiche contro i paesi che, all’interno o al di fuori della UE, agiscono come paradisi fiscali. Solo così sarà possibile lottare contro la massiccia evasione che, associata alle politiche neoliberiste, ha ridotto in modo drastico la capacità degli Stati di percepire rendite fiscali.

Allo stesso tempo, in questi ultimi mesi abbiamo visto come le banche centrali della Gran Bretagna o degli Stati Uniti hanno finanziato direttamente i propri governi “senza limiti” nella lotta contro l’epidemia e le sue conseguenze. Pensiamo che sia fondamentale che, così come è stato fatto col tetto del deficit, si spezzi il giogo neoliberista che impedisce alle banche centrali che compongono il sistema dell’euro di finanziare direttamente gli Stati. La politica neoliberista iscritta in numerosi trattati europei non solo non è stata in grado di affrontare la pandemia ma è addirittura stata un ostacolo; è ora di rompere con questi trattati e di mettere questa Europa sottosopra.

La pandemia di Covid-19 dimostra la profonda incompatibilità fra il funzionamento del capitalismo e la difesa della vita. Quindi, l’orizzonte che guida le nostre politiche dev’essere quello di far nascere un nuovo modello produttivo, economico e sociale che sia giusto, democratico e duraturo e che metta fine alle disuguaglianze, alla povertà e agli abusi sulla natura. Pensiamo che, ora più che mai, si debba contribuire alla sensibilizzazione ed alla mobilitazione delle nostre società. E’ evidente che l’applicazione di queste tasse europee Covid-19 d’urgenza non sarà sufficiente, da sola, a portare avanti questa battaglia. La sfida è molto più grande. Ma da qualche parte bisogna pur cominciare. E forse è ora di fare qualche proposta concreta.

Primi firmatari/prime firmatarie

Portogallo: Nelson Silva, membro del consiglio nazionale della CGTP

Stato spagnolo: Carles Riera deputato al Parlamento della Cataluña per la CUP; Mireia Vehi Diputada al Congresso per la CUP; Miguel Urban Eurodeputato di Anticapitalistas; Guillén del Barrio portavoce del Movimiento Asambleario de Trabajadores de la Sanidad (MATS)

Francia: Christophe Aguiton; Clementine Autain (Member of National Assembly, France Insoumis); Susan George;  Myriam Martin (Ensemble Insoumise), Catherine Samary

Italia: Giovanna Vertova, Ricercatrice in Economia politica, Università di Bergamo;  Franco Turigliatto, ex senatore della Repubblica; Checchino Antonini, giornalista, direttore dell’Anticapitalista; Cristina Quintavalla, comitato per l’abolizione del debito illegittimo CADTM Italy; Eliana Como, direttivo CGIL; Antonio Moscato, storico;  Eleonora Forenza ex parlamentare europea; Marco Bersani, Attac Italia

Belgio: Éric Toussaint (CADTM)

Svizzera: Stephanie Prezioso, parlamentare (SolidaritéS)

Germania: Andrej Hunko deputato alla Bundestag per Die Linke