Una proposta di «democrazia e trasparenza», assicura il Pd. «Una proposta fascista, il contrario della democrazia», ribatte il Movimento 5 Stelle. Perché se sarà approvata, i partiti senza uno statuto registrato non potranno più presentare liste in parlamento. Quindi con il loro «non statuto» i pentastellati resterebbero fuori. La proposta del Pd è stata deposita sia alla camera che al senato, firmata da Guerini, Orfini, De Maria, Stumpo, Migliore a Montecitorio; Zanda, Finocchiaro, Martini, Tonini a palazzo Madama.

Tre soli articoli. Per presentarsi alle elezioni i partiti devono acquisire personalità giuridica e iscriversi al registro nazionale istituito dalla legge che ha abolito i finanziamenti pubblici, dotandosi «di un atto costitutivo e uno statuto sotto forma di atto pubblico». La vigilanza spetta alla Commissione di garanzia degli Statuti. La legge, dice Guerini, è strettamente legata all’Italicum (entrerà in vigore a luglio 2016), che pone al centro del sistema i singoli partiti, nei quali – si legge nella relazione al testo – «prende forma la personalizzazione della leadership». Saranno disciplinate «procedure di ammissione ed espulsione, strumenti a tutela delle minoranze, modalità di selezione delle candidature e procedure di scelta del leader». Il governo viene delegato a coordinare le leggi sui partiti, anche quelle che regolano la campagna elettorale. Ma la proposta, giura Lorenzo Guerini, è aperta «al dibattito in parlamento e al confronto con l’opinione pubblica, gli studiosi e gli intellettuali».