Come combattere il crescente astensionismo dell’elettorato e contrastare l’accusa di un parlamento ridotto a camera di registrazione delle decisioni del governo? Il MoDem, partito di centro alleato della République en Marche (Lrem), ha l’intenzione di presentare tra qualche mese, forse a gennaio, una proposta per «cambiare la legge elettorale» in Francia per le legislative. Sostituendo all’attuale uninominale a due turni un sistema proporzionale, di lista, ma sempre a due turni, mantenendo il numero attuale di parlamentari (577, il massimo concesso dalla Costituzione) però riducendo le circoscrizioni a 53, con uno sbarramento al 5%.

L’intenzione è di rafforzare i poteri del parlamento, per correggere la situazione attuale, che soprattutto dopo l’introduzione del «quinquennato» (5 anni di presidenza invece che 7) nel 2000 e l’inversione del voto – prima le presidenziali poi le legislative – presta il fianco all’accusa di un parlamento di godillots («cordate», in senso dispregiativo), che registrano solo le decisioni del governo, con una composizione sproporzionata a favore dei vincitori. Mentre l’opposizione viene marginalizzata (oggi, anche se ha perso del deputati dall’inizio della legislazione, Lrem ha 279 seggi, contro 103 dei Républicains, 28 del Ps, 17 della France Insoumise e altrettanti degli ecologisti, il Ressemblement national, con 6 deputati, non ha un gruppo autonomo).

Emmanuel Macron, nella campagna elettorale per le presidenziali del 2017, aveva in programma l’introduzione di «una dose di proporzionale» (25%), abbinata a una diminuzione di un terzo del numero di parlamentari. La riforma è però naufragata nell’autunno del 2018, travolta dallo scandalo di Alexandre Benalla, la guardia del corpo di Macron implicata nella repressione di manifestanti a Parigi.

Anche la proposta del MoDem sembra destinata a naufragare, perché è praticamente fuori tempo massimo – le legislative sono nella primavera del 2022 ed è proibita ogni modifica della legge elettorale a un anno dal voto – mentre in questi mesi la Francia ha altri problemi da affrontare, la crisi del Covid e le drammatiche conseguenze economiche. Inoltre, il MoDem è sospettato di avanzare questa proposta pro domo, visto che ora ha 46 parlamentari grazie all’alleanza con Lrem (nella legislatura del 2012 ne aveva 2), ma teme di pagare l’impopolarità di Macron nel 2022 e vuole correre da solo.

La V Repubblica francese ha già avuto un’esperienza di proporzionale nel 1986, la riforma voluta da François Mitterrand, per attenuare la sconfitta del Ps, ma che aveva portato per la prima volta in parlamento 35 deputati del Fronte nazionale. Il proporzionale per combattere l’astensione? I costituzionalisti sono scettici. Il proporzionale, del resto, esiste per le elezioni europee e, in parte, per le regionali. Una parte dell’opposizione, in particolare la France Insoumise ma anche Génération.s, propongono invece una svolta più radicale nelle istituzioni: la fine della V Repubblica presidenziale e il passaggio alla VI Repubblica, con il proporzionale integrale, a un turno, con una sola circoscrizione nazionale.