Lo vede anche lui che Italia Viva – che prima del referendum aveva bloccato la riforma della legge elettorale – non è uscita dalle urne con lo slancio per porre nuove condizioni. Per questo Matteo Renzi a spoglio chiuso fa presto a dichiararsi «disponibile a discutere l’impianto della legge elettorale». Ma con una premessa che è più importante della disponibilità: «Tanto questa legislatura va avanti fino al 2023». I tempi si allungano.

Se Zingaretti prima del referendum aveva fatto di tutto per accelerare l’esame del nuovo sistema elettorale proporzionale con sbarramento nazionale e diritto di tribuna (il testo base Brescia, adottato con i soli voti di Pd e 5 Stelle in commissione), ottenendo poco, adesso che il Sì al taglio dei parlamentari è passato non ha necessariamente la stessa fretta. La legislatura si è allungata, come dice anche Renzi, non avrebbe senso accorciarle la vita tentando strappi sulla legge elettorale da qui all’estate 2021, quando comincerà il semestre bianco e le camera non potranno più essere sciolte. Si ripartirà innanzitutto dalle divisioni nella maggioranza: sulla soglia di sbarramento che Pd e 5 Stelle non vogliono abbassare e Leu e Iv invece sì, sulle preferenze che adesso i 5 Stelle vogliono introdurre e il Pd no. Ma intanto una legge elettorale nuova c’è già, entrerà in vigore contemporaneamente alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale della riforma costituzionale che taglia i parlamentari, essendo stata per tempo approvata da 5 Stelle e Lega proprio allo scopo: adatta infatti i collegi uninominali e proporzionali del Rosatellum ai nuovi numeri del parlamento.

Ma non è una legge che a Pd e 5 Stelle conviene, dunque la marcia per la modifica andrà avanti, senza precipizi che possano coinvolgere la tenuta della maggioranza. Nel frattempo il quadro si arricchirà più facilmente di riforme di contorno che non dovrebbero incontrare grosse difficoltà. L’abbassamento a 18 anni dell’età per votare il senato può essere approvato definitivamente entro l’anno: l’ostruzionismo del centrodestra dovrebbe evaporare ora che la campagna elettorale è passata. E così può andare anche per la legge costituzionale Fornaro che modifica la base elettorale per il senato e riduce i delegati regionali, adattando al nuovo parlamento i numeri per l’elezione del capo dello stato. L’esame degli emendamenti partirà oggi in prima commissione alla camera: sono oltre 800 ma destinati a essere sforbiciati.