José Manuel Lopez è un uomo della primissima ora. 49 anni, ingegnere agrario con esperienza nel campo della cooperazione e dello sviluppo delle politiche sociali, era in piazza con gli indignados il 15M e ha assistito in prima linea al concepimento e alla crescita del progetto Podemos. Fino alla candidatura alla Comunidad di Madrid, una delle regioni chiave per la consacrazione del partito viola. L’inedita frammentazione dello scenario politico prelude alla necessità di accordi post-voto.

Con chi sareste disposti ad arrivare a un patto?

Il patto è solo uno strumento, non è un obiettivo in sé. Noi proponiamo un progetto di cambio, e sulla base di questo siamo disposti a discutere con chiunque.

Eppure l’Andalusia è in stallo da due mesi proprio perché non si riesce a trovare un accordo con il Psoe…

Siamo pronti a creare geometrie politiche a sostegno di un rinnovamento reale. In Andalusia, noi cerchiamo un accordo su casa, educazione, sanità, corruzione e il Psoe mette sul tavolo la spartizione degli uffici, dei soldi ai gruppi parlamentari e delle auto blu. Un patto che ci porti al governo preservando lo status quo, non ci interessa; né in Andalusia né altrove.

Però, soprattutto in chiave anti Pp, che a Madrid ha una delle sue roccaforti più solide, non converrebbe considerare la possibilità di un tripartito Izquierda Unida, Psoe, Podemos?

Insisto: la gente ci chiede un cambio e noi non possiamo rispondere con le solite manovre di palazzo. Madrid ha un problema serio di clientelismo e corruzione, instaurati dal Pp sotto lo sguardo indifferente del Psoe e di Iu. Con queste premesse è difficile parlare a priori di un patto. Podemos punta alla rottura rispetto al vecchio sistema: trasparenza, cambio del quadro economico e recupero dei servizi sociali, sono i punti chiave del nostro programma. Se gli altri partiti vogliono remare nella stessa direzione, possono senz’altro salire sulla nostra barca; per spartirsi le poltrone, si rivolgano a qualcun altro.

Anche Ciudadanos può salire sulla vostra barca?

Può salirci chiunque sia disposto ad appoggiare il nostro programma, e non sono sicuro che Ciudadanos sia disposto a farlo. Sul discorso della rigenerazione democratica possono esserci alcuni punti di contatto, però per quanto riguarda le proposte sociali e la lotta alla diseguaglianza vedo una differenza incolmabile. Nel programma di Podemos le due cose sono inscindibili: non c’è rigenerazione democratica senza un miglioramento delle condizioni sociali.

A proposito di disuguaglianza: la regione di Madrid è una di quelle con il più ampio divario sociale. Che misure intende adottare per contrastare questa deriva?

Bisogna cambiare il modello produttivo, attualmente basato sul mattone. Un modello vorace che beneficia un’élite vicina al governo regionale e che ha portato a costruire oltre le reali necessità. Madrid è una ragione ricca: basterebbe smettere di investire in progetti inutili (strutture e strade costate milioni e oggi inutilizzate) e utilizzare i fondi per servizi sociali e assunzioni nel settore educativo e sanitario.

Casa, educazione e sanità: quale la misura più urgente da adottare in ciascuno di questi settori.

Casa: creeremo un’agenzia pubblica per l’affitto. Ci saranno incentivi per chi mette in affitto (ci sono circa 250.000 case vuote a Madrid) e, parallelamente, disporremo di un numero di case che possano essere assegnate a persone sfrattate o in difficoltà economiche. Sanità: rafforzeremo il sistema pubblico e revocheremo le privatizzazioni. Scuola: scommetteremo, anche in questo caso, sul pubblico e bloccheremo le nuove concessioni ai colegios concertados, (scuole private che ricevono finanziamenti pubblici ndr).

Come spiega la flessione di Podemos negli ultimi mesi?

Credo che faccia parte del processo di maturazione dell’organizzazione. Siamo nella terza fase di Podemos: la prima fu l’occupazione delle piazze con il 15M; la seconda, successiva alla costituzione del partito, la stesura della diagnosi dei problemi della politica spagnola: in questa fase abbiamo toccato il massimo dei consensi perché la nostra analisi ha colto nel segno; la terza fase consiste nel tessere una pars contruens che passi dalla diagnosi ad una proposta concreta di paese, ed è la parte più difficile. Però bisogna considerare che solo un anno fa Podemos nemmeno esisteva: in così poco tempo abbiamo raggiunto grandi risultati e un lieve rallentamento non ci preoccupa, anche perché i numeri indicano una ripresa.

Perché oggi i madrileni dovrebbero votare Podemos?

Perché siamo l’alternativa alla politica tradizionale che ci ha portato in questa situazione. Perché noi siamo cittadini normali che si sono organizzati e si sono stancati di aspettare che le cose cambino da sé. Perché non siamo un partito ma un progetto politico.