Quando gli agenti della Digos di Milano li hanno fermati erano pronti per compiere il loro primo attentato: ferire a colpi di spranga un cittadino straniero e musulmano. Sarebbe stato solo il primo atto di una strategia che, nella testa di quattro studenti universitari con alle spalle famiglie agiate, avrebbe dovuto portare al «caos e favorire il ritorno alla dittatura». I fermi sono avvenuti ieri tra Milano e Trieste e i quattro fermati dicevano di ispirarsi ai gruppi suprematisti americani, perseguendo l’instaurazione di un nuovo ordine mondiale di matrice nazi-fascista incitando alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali, etici o culturali.

Un’ideologia che è un mix tra follia e comportamenti reali per la quale i quattro «suprematisti bianchi» adesso sono indagati per propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione etnica e religiosa e di associazione per delinquere.

Il gruppo si era battezzato Avanguardia rivoluzionaria, aveva un proprio statuto e si proponeva di reclutare proseliti tra esponenti della destra. I candidati dovevano avere un’età compresa tra i 16 e i 25 anni, avere un’ottima padronanza dell’italiano o, se straniero, dell’inglese e una buona conoscenza della stria fascista o nazionalsocialista. Trai requisiti richiesti anche un fisico prestante e una grande volontà di lotta, insieme a uno stile di vita sano. Tra i quattro fermati – e sottoposti agli arresti domiciliari – c’è anche chi ha un passato in movimenti di estrema destra come Casa Pound.

Il gip di Milano che ha disposto le ordinanze restrittive ha definito «concreto e reale il pericolo che gli indagati commettano gravi delitti con l’uso di armi o altri mezzi di violenza personale» con lo scopo di raggiungere il fine perseguito: «riportare il sistema il sistema all’ordine. Un ordine dove deve garantirsi al supremazia della razza bianca con l’eliminazione o comunque relegazione ai margini del vivere sociale di chi sia diverso sotto un profilo etnico, religioso o culturale».