Lo scontro tra Maurizio Landini e Susanna Camusso è ormai al livello massimo: nei giorni scorsi la segretaria ha inviato una lettera al Collegio statutario nazionale – «un po’ la Corte costituzionale della Cgil», spiegano dal suo staff – per chiedere se le affermazioni di Landini all’ultimo Direttivo – quello del 17 gennaio – costituiscano una violazione dello Statuto Cgil, e, nel caso, «come si possa determinare il rimedio o la sanzionabilità del comportamento stesso». Il leader dei metalmeccanici aveva annunciato che la Fiom, in assenza di una consultazione dei lavoratori, non avrebbe applicato l’accordo sulla rappresentanza siglato da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria il 10 gennaio scorso, nonostante l’approvazione del Direttivo.

Il Collegio ha risposto che in effetti Landini, se dovesse applicare nel concreto il suo annuncio, violerebbe il principio della «unicità dell’organizzazione», che prevede il dibattito libero delle diverse opinioni, ma l’obbligo per chi fa parte della Cgil di rispettare una decisione una volta che gli organismi competenti l’abbiano approvata. Il segretario della Fiom, in questo caso, rischierebbe grosso: come prevede lo stesso Statuto, dal semplice richiamo scritto, alla sospensione dalla carica da 3 a 12 mesi, fino addirittura all’espulsione.

Insomma, la segretaria ha voluto scoprire le carte: se Landini annuncia che non rispetterà una decisione del Direttivo, dall’altro lato la Cgil ha chiaro il percorso che si dovrà compiere. Anche se, ci tiene a precisare il portavoce di Camusso, «per ora non è successo niente, siamo solo a un annuncio, e nessuno è stato deferito agli organi di garanzia: il Collegio è un organismo che fornisce interpretazioni sulle nostre regole, ma non ha poteri disciplinari».

A sanzionare è un altro organo, il Comitato di garanzia (prima interregionale, e poi, in caso, nazionale). Ma ieri la Cgil, in polemica con il Fatto, ha negato che sia stato avviato alcun procedimento disciplinare o il commissariamento del leader Fiom, bollando come «errate e strumentali» le notizie riportate dal quotidiano, che scriveva ieri del «tentativo del segretario della Cgil di sanzionare sul piano disciplinare» Landini.

«È una falsità – ha comunicato la Cgil in una nota, pubblicata sul suo sito web – Non esiste, infatti, alcun esposto nei confronti della Fiom Cgil o del suo segretario generale. Non esiste alcuna procedura di commissariamento della Fiom Cgil, né alcun procedimento disciplinare nei confronti di qualsivoglia suo dirigente».

Ma se è vero questo, va anche ricordato che la lettera con cui Camusso si è rivolta (personalmente, come semplice iscritta, e non a nome della segreteria Cgil) al Collegio statutario, si conclude appunto con la richiesta dell’esistenza di una possibilità di «sanzionare». E dal suo staff confermano che l’eventualità non è attuale, ma che lo sarebbe qualora qualcuno violasse lo Statuto: «Se qualche categoria – spiegano – non volesse applicare quell’accordo, ma siamo sicuri che questo non avverrà, si prevede che si avviino le procedure nei comitati di garanzia interregionale e nazionale».

«Pensiamo solo se questo accadesse in questi mesi – rispondono dalla Fiom – Se Landini fosse sospeso, al congresso di aprile dovrebbe venire uno della confederazione a proporre un altro segretario. E come pensate che verrebbe accolto?».

Insomma la tensione è altissima, e ieri Landini è rimasto saldo sulle sue posizioni: «Se fosse vero che la Cgil è pronta a denunciarci presso gli organi di garanzia sarebbe un fatto gravissimo – ha spiegato – Noi abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere che i lavoratori possano votare sull’accordo, e per ora sinceramente mi sto concentrando su vertenze come quelle della Electrolux, dei tanti lavoratori licenziati o in cassa».

A confermare che la Cgil per ora resta in stand-by, e che abbia solo voluto chiedere un’interpretazione – ma per giocare a carte scoperte – è un altro membro della segreteria confederale, Nicola Nicolosi: «Venerdì scorso – racconta – Camusso ci ha scritto una mail preoccupata, in cui spiegava che si stava diffondendo una notizia, che lei volesse procedere disciplinarmente contro Landini. Ci ha spiegato che non è in atto nessun processo del genere, e che si è solo rivolta al Collegio statutario».

La Cgil d’altronde ha spiegato che il voto sull’accordo non è vietato, e che anzi si sta (o si starebbe) svolgendo: infatti è possibile mettere al voto, nelle assemblee di congresso, l’ordine del giorno del Direttivo del 17 gennaio, stabilendo così se si è d’accordo con Camusso o con Landini.

Ma il voto può essere fatto solo in coda alle assemblee, e non deve essere collegato ai documenti del congresso. Non è insomma la consultazione che vorrebbe Landini, il quale chiede che venga sospeso il congresso, che si costituisca una votazione ad hoc, e che peraltro a votare siano solo i lavoratori interessati all’accordo con la Confindustria, cioè quelli dell’industria privata. «Credo abbia ragione Landini – dice Nicolosi, che è anche coordinatore di Lavoro Società – ma ritengo che la votazione possa essere fatta alle assemblee di Cgil, Cisl e Uil che si apriranno dopo le nostre congressuali».

«Dietro tutto questo – concludono dallo staff di Camusso – c’è qualcosa di più profondo: uno scontro sulla confederalità e l’autonomia delle categorie. È la prima volta nella nostra storia che una categoria non vuole rispettare una decisione approvata dal Direttivo».

Tensione che si legge nelle parole di Camusso dopo l’incontro Landini-Renzi di ieri mattina: il leader Fiom ha voluto portare le sue proposte al segretario Pd, per farle interloquire con il Jobs Act. Ma a Camusso questo incontro non è andato giù: «Se, per esempio – ha spiegato – si discute di cassa integrazione e di ammortizzatori, questo non è tema che può riguardare solo la Fiom ma tutte le categorie e quindi tutta la confederazione: a proposito di trasparenza e di titolarità, sarebbe bene cambiare metodo di discussione».