Difficile rifiutare ancora la scorta, questa volta, per il sindaco di Roma, Ignazio Marino, al quale era indirizzata la busta contenente un proiettile inesploso calibro 9 e una lettera di minacce – «Questo è un avvertimento sappiamo tutto di te e della tua famiglia, fai bene sennò questo è per te» – intercettata dagli agenti della Polaria al Centro di Meccanizzazione Postale dell’aeroporto di Fiumicino. «Ci sta pensando», riferiscono i suoi collaboratori, mentre le misure di sicurezza davanti alla sua abitazione sono state immediatamente rafforzate.

Perché le minacce, rivolte direttamente al sindaco e ai suoi familiari, «sono state giudicate dagli inquirenti attendibili», spiegano a Palazzo Senatorio. «Caro sindaco, lascia in pace l’anti abusivismo, che la gente ha fame. Pensa ai corrotti che hai intorno…», è scritto, tra le altre cose, nel messaggio che – da quanto trapelato finora – sembrerebbe vergato a mano e spedito da un fantomatico mittente, «Antonio Cavallo».

La solidarietà al sindaco è stata espressa in modo unanime dal Pd di Roma e del Lazio, dal presidente Matteo Orfini, anche lui da qualche settimana sotto scorta, da Sel, dal governatore Zingaretti, dalla presidente della Camera Laura Boldrini, da quello dei senatori Luigi Zanda, e anche in alcuni casi da esponenti dell’opposizione, compreso il prossimo sfidante Alfio Marchini. Ma non si può non registrare il completo silenzio del premier/segretario Matteo Renzi, come avrebbe voluto almeno il bon ton istituzionale e di partito.

Sull’inquietante episodio indaga la procura di Civitavecchia, ma tra le tante ipotesi possibili – abusivismo commerciale, quello edilizio fermato nell’agro romano, o quello sul litorale di Ostia, contro i quali si è scagliata l’azione del governo di Roma – l’assessore alla Legalità Alfonso Sabella sembra restringere il campo: «Credo che l’azione di legalità che stiamo portando a Roma stia dando fastidio a qualcuno di ben diverso dai semplici gestori dei camion bar. Le nuove regole che abbiamo dettato in materia di appalti e contratti pubblici, potrebbero toccare interessi economici molto più rilevanti».

Il sindaco invece non commenta e non risponde alle minacce. Ma durante il suo intervento davanti all’Assemblea capitolina, riunita per votare la candidatura della Capitale alle Olimpiadi del 2024, non ha potuto fare a meno di ricordare nuovamente gli strumenti di cui si è dotato il governo di Roma per assicurare la trasparenza degli appalti anche dopo Mafia capitale.

Era il tasto dolente su cui hanno battuto i consiglieri del Movimento 5 Stelle che hanno espresso voto contrario (insieme al radicale Riccardo Magi, e quello di Noi con Salvini), sostenendo che «a Roma la corruzione è endemica». Eppure, per far approvare la mozione anche dal centrodestra (38 sì, 6 no), Marino ha dovuto esprimere pubblicamente le scuse per la frase – «tornate nelle fogne da dove siete venuti», aveva detto tirandosi addosso le critiche perfino del vendoliano Paolo Cento – pronunciata domenica sera alla Festa dell’Unità: «Quella espressione non la udirete mai più della mia voce. Se c’è del male in questa città, so anche che nei partiti di destra e di sinistra c’è del bene che può curarlo».

Ovviamente Francesco Storace e la sua Destra sono ben lungi dall’accettare le scuse per un’offesa che «sarà lavata solo quando se ne sarà tornato a Genova come cittadino indesiderato». Nessuna solidarietà neanche per le minacce ricevute da Marino, dal vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio che anzi insiste: «Magari sarà stato qualcuno dei circoli sporchi, brutti e cattivi del Pd». E no anche alla candidatura, perché «se il sindaco di Roma si chiamasse Giovanni Malagò, non avrei alcun dubbio nello schierarmi al fianco della battaglia per le Olimpiadi 2024. Ma Roma è non solo immersa in una grave crisi economica e c’è un degrado morale che fa impallidire la città giorno dopo giorno». Parola di Storace.

Intanto ieri il coordinatore nazionale di Sel, Nicola Fratoianni, e il capogruppo in Campidoglio, Gianluca Peciola, hanno presentato ufficialmente i sei impegni concreti chiesti al sindaco Marino come presupposto per continuare a stare nella maggioranza di governo: «Un nuovo patto per Roma che dia un segnale di forte discontinuità, fondato su legalità e solidarietà sociale: per la bellezza della città; per la buona e giusta amministrazione; per la qualità della vita; per la cultura; per il sostegno alla parte più debole; per il futuro ed il lavoro; e per un nuovo municipalismo». «Al sindaco – hanno detto – chiediamo di mettersi alla guida di una rivoluzione civica a Roma, dentro e fuori dai palazzi».