Tra pochi giorni aprirà al museo di Trastevere una mostra in cui verranno per la prima volta esposte le foto scattate da Italo Insolera in una vita di studi e riflessioni. Molte di esse sono dedicate a Roma e in particolare ai Fori centrali, dove insieme a Antonio Cederna e Adriano La Regina, Insolera profuse il suo impegno per attuare il progetto di rimozione della via dei Fori imperiali. Quella via che nacque sacrificando preziosi tessuti urbani ed eccezionali monumenti.

Ha ragione dunque Vezio De Lucia a denunciare con forza sulle pagine del manifesto che, con la demolizione di via Alessandrina, quel meraviglioso progetto è (quasi) definitivamente cancellato. La condizione per smantellare il volgare stradone del Ventennio fascista era infatti che venisse mantenuto proprio il tracciato di via Alessandrina. Essa avrebbe potuto rappresentare una efficace ipotesi per consentire il passaggio del trasporto pubblico che attualmente percorre via dei Fori imperiali.

Via Alessandrina è invece l’unica strada in cui è in corso lo smantellamento, e solo un grande sforzo ideativo e progettuale potrà recuperare l’idea di attuazione del progetto Fori. Il fatto scandaloso è che questa cancellazione non avviene attraverso un reale confronto che coinvolga l’opinione pubblica e metta in campo idee alternative.

Tutto avviene attraverso la politica dei fatti compiuti in un voluto silenzio istituzionale. Sono anni infatti che il progetto Fori originario viene sottoposto a grottesche caricature e boicottaggi continui.

Il passo decisivo venne compiuto nel settembre 2014 quando il ministro per i Beni culturali Franceschini istituì una commissione ministeriale sul tema. I lavori si conclusero a dicembre e il documento conclusivo, pur tra evidenti contraddizioni, affermava che il segno della via dei Fori imperiali «non può essere eliminato» per la storia che rappresenta. Su questa grave decisione si dissociò Adriano La Regina: era infatti evidente all’ideatore della proposta originaria che in quel modo si sarebbe compromesso per sempre il più straordinario progetto urbano mai pensato per Roma.

Con la conclusione della commissione, tutto tornò apparentemente nel dimenticatoio. Invece utilizzando un finanziamento di 1 milione di euro stanziato dal governo dell’Azerbaigian si è dato inizio in questi giorni alla demolizione di via Alessandrina: è dunque più importante demolire l’unico tracciato storico non cancellato dalla devastazione fascista (la via fu realizzata nel XVI secolo) piuttosto che l’autostrada fascista. Non si venga a dire dunque che dietro questa decisione non c’è una lucida regia.

Ed allora per recuperare il progetto Fori è indispensabile che si riapra la discussione a partire dalla denuncia di De Lucia, così da arrivare ad un chiarimento con i fautori della politica del fatto compiuto: le forze della cultura sapranno fare il loro dovere. Speriamo che abbiano lo stesso atteggiamento anche le istituzioni coinvolte.

Del Ministero abbiamo detto e non dobbiamo aggiungere altro: è ormai il nemico giurato del progetto originario. Del comune di Roma invece non si hanno notizie poiché ancora manca una presa di posizione ufficiale.

Non è il solo tema, purtroppo: dagli sgomberi dei centri sociali e dei senza tetto alla politica muscolare verso gli immigrati, si assiste ad una silenziosa involuzione culturale. Testimoniata anche dalla restaurazione urbanistica in atto.

Mentre nell’assessorato competente riprendono ruoli centrali i protagonisti del periodo del mattone selvaggio degli anni passati, sul fronte dei trasporti si sta continuando a puntare come nodo finale del tracciato della metropolitana “C” sul Colosseo o (addirittura!) su piazza Venezia.

Il futuro urbanistico di Roma sta dunque nella speculazione fondiaria dello stadio della Roma calcio e nel recupero degli strateghi del sacco di Roma compiuto durante le giunte Veltroni e Alemanno.

Nel giro di pochi mesi, dunque, tutte le speranze di cambiamento che avevano portato all’elezione di Virginia Raggi sono state gettate al vento. Progetto Fori compreso, purtroppo.

* L’autore è stato assessore all’urbanistica nella giunta di Virginia Raggi