Rispetto alle bozze del decreto circolate nelle scorse settimane appaiono attenuate alcune misure repressive nei confronti di chi ha già ottenuto lo status di rifugiato, al quale potrà essere revocata la protezione internazionale solo in caso di condanna definitiva per una serie di gravi reati. Ma tra i rilievi fatti pervenire nei giorni scorsi all’esecutivo dai tecnici del Quirinale, questo sembra essere l’unico ad essere stato recepito. Per essere però subito controbilanciato da una forte contrazione delle garanzie per chi la domanda di asilo l’ha solo presentata ed è in attesa di una risposta da parte delle commissioni territoriali, misura che viene accompagnata con analoghi provvedimenti di sospetta incostituzionalità oppure che, come l’abolizione del permesso umanitario e la limitazione del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) rischiano di provocare un aumento degli immigrati irregolari, praticamente impossibili da rimpatriare e per questo condannati alla clandestinità.

Annunciato più volte come imminente, il decreto Salvini su immigrazione e sicurezza è stato approvato ieri all’unanimità dal consiglio dei ministri e potrebbe arrivare oggi all’esame del Colle, subito dopo il decreto urgenze su Genova. «Non è un decreto blindato» ha tenuto a specificare il ministro degli Interni, consapevole del malumore esistente tra gli alleati grillini per alcune delle misure contenute nel provvedimento, tanto da ricordare che il parlamento potrà intervenire per eventuali modifiche. E le mani avanti le mette anche il premier Conte ricordando a sua volta come il testo del provvedimento sia stato anticipato al Quirinale. «C’è stata un’interlocuzione», spiega Conte al termine del consiglio dei ministri. «Non dico che Sergio Mattarella abbia approvato, non sarebbe rispettoso del galateo istituzionale. Il presidente avrà tutto l’agio di fare eventuali rilievi». Precisazione che non mette al riparo il governo da possibili critiche.

Tra le misure destinate a suscitare polemiche c’è l’abrogazione della protezione umanitaria, sostituita da un permesso temporaneo riconosciuto solo per casi eccezionali. Sei sono quelli previsti dal decreto: atti di particolare valore civile, grave sfruttamento lavorativo, violenza domestica, eccezionali calamità naturali e, infine, motivi di salute di eccezionale gravità.

Giro di vite anche per quanto riguarda il tempo in cui è possibile trattenere un migrante all’interno dei Centri per il rimpatrio (Cpr) e che può essere prolungato fino a 180 giorni, in linea con quanto già previsto da una direttiva europea del 2008. Trenta giorni è invece il tempo durante il quale un richiedente asilo può essere trattenuto in un hotspot al fine di accertarne l’identità e la nazionalità. Anche in questo caso, però, se dovessero sorgere difficoltà nell’identificazione la detenzione può essere prolungata fino a sei mesi. Prevista anche la possibilità di detenere i migranti in «strutture nella disponibilità della pubblica sicurezza», come ad esempio caserme e commissariati, in caso di mancanza di posti nei Cpr. Al migrante espulso è inoltre vietato il rientro non solo in Italia ma in tutti i Paesi dell’area Schengen.

Altro punto delicato riguarda la possibilità di negare o addirittura revocare la protezione internazionale. Il decreto amplia la fattispecie di reati per i quali questa misura è possibile inserendo reati di allarme sociale come la violenza sessuale, la produzione, il traffico e la detenzione a uso non personale di sostanze stupefacenti, rapina ed estorsione, violenza o minaccia a pubblico ufficiale (inizialmente era prevista anche la resistenza), lesioni personali gravi o gravissime, la mutilazione degli organi genitali femminili nonchè il furto e il furto in abitazione aggravati dal porto di armi.

Per quanti riguarda i richiedenti asilo, invece, è previsto che l’esame della domanda di protezione possa essere sospeso nel caso il migrante abbia commesso un reato. «Basterà una condanna di primo grado», ha spiegato Salvini. In realtà nel testo decreto, almeno in quello circolato fino a ieri sera, non si fa cenno a eventuali condanne ma è prevista la sospensione dell’esame della domanda di asilo anche per il semplice avvio di un procedimento penale con conseguente obbligo di lasciare il territorio nazionale. In caso di sentenza definitiva di assoluzione, l’interessato avrà 12 mesi di tempo per chiedere che la commissione riavvii l’esame della domanda di asilo.

Novità anche per quanto riguarda il Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) gestiti dai Comuni. In futuro potrà accedervi solo coloro che avranno avuto riconosciuta la protezione internazionale e i minori non accompagnati. Tutti gli altri saranno destinati ai Centri di accoglienza straordinaria (Cas) con il rischio di creare megacentri destinati e tensioni con le popolazioni locali.