Si erano riversati in una cinquantina nella statale Alemagna, paralizzando il traffico. Protestavano anche i quattro profughi da Costa d’Avorio, Mali e Nigeria per il sovraffollamento e le condizioni del centro d’accoglienza di Vittorio Veneto (Treviso). E il prefetto Maria Augusta Marrosu (poi rimossa dal Viminale quest’estate…) aveva disposto per loro la revoca dell’assistenza. Una sentenza-pilota del Tribunale amministrativo del Veneto li ha «reintegrati» perché anche i profughi hanno diritto di manifestare pacificamente.
Il ricorso vincente è stato firmato dall’avvocato Giuseppe Romano insieme all’associazione Razzismo Stop e al circolo Gallo Rosso di Fregona. E proprio sulla scia della protesta dei migranti a Vittorio Veneto la Procura aveva deciso di aprire un fascicolo, indagando don Gigetto De Bortoli e quattro collaboratori con l’ipotesi di maltrattamenti all’interno del centro d’accoglienza.
La partita giuridica davanti al Tar si è giocata sul provvedimento prefettizio ai danni dei quattro protagonisti del blocco stradale. Come afferma la sentenza del Tar Veneto, «il collegio ritiene che il provvedimento non risulti sufficientemente motivato con riferimento alla gravità dei comportamenti violenti, non potendo integrare la detta fattispecie normativa, la semplice partecipazione ad una protesta sia pure attuata con il blocco della circolazione stradale per mezzo di cassonetti e bancali di legno, conclusasi dopo circa mezz’ora dall’intervento delle forze dell’ordine».
Di qui la decisione di restituire ai quattro profughi la completa assistenza che era stata revocata dal prefetto di Treviso. Commenta l’avvocato Romano: «Quel tipo di provvedimento può essere emesso solo in caso di accertati e ripetuti atti violenti. Ma i quattro ragazzi africani non avevano fatto altro che scendere in strada e bloccare le auto per manifestare il disagio che stavano patendo. Senza nessuna violenza».
La legge è chiara e il Tar l’ha applicata nella sua sentenza. Si può revocare l’accoglienza solo di fronte a «comportamenti gravemente violenti». Al prefetto Marrosu era stata subito contestata la motivazione del suo provvedimento: «Ma non ha voluto revocarlo, in autotutela. Di qui il ricorso al Tar che ci ha dato ragione, citando nella sentenza anche il rapporto dei carabinieri» conclude il legale di Razzismo Stop.