Tornare non torna, aveva detto, perché «mi hanno rottamato». Anche se «il prezzo del rottame è salito». E infatti ieri sono bastate poche parole a Romano Prodi, al telefono con Affaritaliani.it, per sistemarsi al centro della campagna elettorale. Parole pesanti contro Bersani, D’Alema e Grasso che «in questo momento non sono per l’unità del centrosinistra». E un’indicazione di voto non tanto per il Pd del «rottamatore» Renzi, quanto per la sua rabberciata coalizione.

«Renzi, il gruppo che gli sta attorno, il Pd e chi ha fatto gli accordi con il Pd sono per l’unità del Centrosinistra», concede il professore al telefono. Poi, poco dopo, mentre dal Pd già si esulta, lo staff di Prodi precisa: «Non ha rilasciato alcuna intervista, ha solo ribadito che voterà per il centro sinistra e che le forze fuori dalla coalizione non stanno lavorando per l’unità. Niente altro».

È sufficiente. Basta a rendere evidente il solco che separa il professore dall’iniziativa di Grasso. E ovviamente di D’Alema, con il quale i rapporti sono segnati dai fatti del 1998, vent’anni fa. Dalla lista che sta a sinistra del Pd parte immediatamente la valanga delle risposte polemiche, con il risultato di far esplodere il caso. Neanche Bersani, che con Prodi ha un rapporto diverso e più solido – e che è capolista di Leu nel proporzionale a Bologna – si sottrae: «È opinabile che il Pd sia di centrosinistra», dice l’ex segretario. E ricorda: «Stiamo andando a votare con una legge che il Pd ha fatto con la destra, nel Pd sono stati liquidati buona parte di quelli che parlavano di centrosinistra, il Pd candida in Sicilia sodali di Cuffaro e Lombardo, in Lombardia il braccio destro di Formigoni e nel cuore dell’Emilia mette Lorenzin e Casini. Tutta gente che quando pensa di fare il centrosinistra pensa di farlo con Berlusconi». I riferimenti di Bersani non sono casuali. La legge elettorale non piace neanche a Prodi («è una sciagura») e tra gli epurati dalle liste Pd. oltre agli esponenti delle correnti di Orlando e Franceschini, c’è anche chi fa riferimento a Enrico Letta, la personalità più vicina al professore. Lo stesso Grasso si convince a ingaggiare il duello con Prodi e così gli ricorda che il Pd «è lo stesso partito che ha messo insieme una finta coalizione che lo costringerà a votare Casini a Bologna anziché Errani».

La sfida nel collegio uninominale per il senato in effetti può essere imbarazzante per Prodi. Alla camera appare più semplice, il candidato del Pd a Bologna è l’orlandiano De Maria mentre per Grasso corre Anna Falcone, protagonista della campagna per il «no» al referendum costituzionale. Quando Prodi votò «sì».
Ma allora come oggi il professore non fa scelte di cuore. Motivò il suo «sì» con una lunga lista di critiche alla riforma, una lista che avrebbe potuto suggerirgli la scelta opposta. Scelse invece di tenere un piede nel dibattito interno al Pd. Lo stesso che ha posizionato con la sua uscita di ieri. Farà piacere a Renzi, ma non può essere letta come un assist al segretario dem nel momento della difficoltà.

 

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Prodi infatti – pur in un dialogo brevissimo, e poi nella nota di precisazione – ha scelto di citare esplicitamente «chi ha fatto gli accordi con il Pd». Sono i piccoli alleati della coalizione che Renzi ha tollerato più che incoraggiato. Tra i quali c’è una formazione che si ispira dichiaratamente a lui, messa su tra gli altri da uno storico collaboratore di Prodi, Giulio Santagata. Ma probabilmente non è a «Insieme» che vanno i favori del professore, quanto alla lista che a partire dal nome richiama il suo euroentusiasmo. La lista di Emma Bonino è partita bassa nei primi sondaggi, ma nei più recenti si sta avvicinando alla soglia di sbarramento del 3%. Domenica scorsa l’ex presidente Napolitano si è fermato a un passo dall’endorsement, elogiandone il programma europeista «circostanziato e rigoroso» e, anche, l’«autonomia» della lista dal Pd. Travasare un po’ di consensi dal Pd a +Europa può servire a preservare il centrosinistra, indebolendo Renzi in vista della resa dei conti interna post elettorale.

Che Prodi sia in più che buoni rapporti con Bonino, poi, è cosa nota. I due sono spesso insieme nelle iniziative di stampo europeista. C’è anche qualche traccia di queste solide relazioni nelle liste di +Europa, ad esempio il prodiano Giuseppe Scognamiglio è pluricandidato dei radicali in Campania.