Secondo il procuratore generale della Cassazione Enrico Delehaye, il processo contro l’ex questore di Genova Francesco Colucci, imputato per falsa testimonianza, andrebbe rifatto. E «quello che è accaduto al G8 è stata una vergogna nazionale al pari di quello che succede nei paesi del Sudamerica e nel Burkina Faso. Non siamo stati capaci di elaborare una norma sulla tortura in grado di dare una sanzione a tutto quello che è accaduto. Abbiamo evitato una barbarie con le condanne per i fatti della Diaz ma non si è evitato che i reati, a mano a mano, si prescrivessero». Per i più smemorati, del resto si tratta di questioni processuali del 2007, il procuratore generale, oltre ai fatti del G8 del 2001, si riferisce a uno dei tanti rivoli processuali, del procedimento per l’irruzione alla scuola Diaz.

Nel 2007 i pm genovesi che lavoravano al fascicolo in relazione alla Diaz, avevano scelto solo dieci delle centinaia di intercettazioni telefoniche. In quelle telefonate l’ex questore di Genova Francesco Colucci diceva alcune cose, tra cui questa: «Il capo mi ha detto che devo aggiustare il tiro sulla stampa». In pratica Colucci, chiamato a testimoniare nel maggio del 2007, avrebbe dichiarato il falso nel tentativo di salvare il suo capo di allora, Gianni de Gennario. Come è andata a finire lo sappiamo, per chi se lo ricorda. Colucci venne condannato in primo e secondo grado a due anni e otto mesi di reclusione. Il suo ex capo e Francesco Mortola, ex numero uno della Digos genovese, erano stati invece assolti in primo grado, condannati in appello e assolti definitivamente in Cassazione.

E ieri il pg della Cassazione ha svolto la sua requisitoria di fronte ai giudici della VI sezione penale che devono decidere – mentre scriviamo non c’è ancora la sentenza definitiva – se confermare o meno la condanna di Colucci. Delehaye ha usato parole dure, a partire dalla condizione di Colucci. Ad avviso del pg «è evidente che Colucci abbia ammorbidito la sua precedente dichiarazione ma nonostante questo non posso non rilevare che la Corte d’appello ha acquisito le prove contro l’imputato in maniera assolutamente irrituale, violando il principio del contraddittorio, che è uno dei tanti principi che ci rimangono ed al quale non si può abdicare».

Delehaye è piuttosto esplicito al riguardo: «È assolutamente assurdo che De Gennaro e Mortola siano stati giudicati prima separatamente dal Colucci: ossia che il mandante e il killer siano giudicati in momenti separati non è un modo brillante di affrontare i processi».

Secondo l’accusa, Colucci avrebbe detto il falso ritrattando precedenti dichiarazioni rese ai pubblici ministeri che coordinavano l’inchiesta. Oggi l’ex questore è un pensionato. Secondo il sostituto procuratore generale della Cassazione «è assurdo che l’unica verità processuale emersa sia che alcuni funzionari di polizia avessero un pò esagerato e che sia stata scaricata la responsabilità che era di altri su qualcuno. Colucci all’epoca dei fatti venne completamente esautorato da venti autorevoli personaggi che pensavano di dare lustro alla polizia con una bella azione repressiva».