Visioni

Processo sulle plusvalenze nel calcio: la montagna partorì un topolino

Processo sulle plusvalenze nel calcio: la montagna partorì un topolinoUn'immagine da Juventus Napoli 2021 – foto La Presse

Sport Assolti Juventus Napoli e altri club di A. Decaduto tutto l’impianto accusatorio, una pesante sconfitta per la Figc

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 16 aprile 2022

Stavolta la montagna non ha prodotto neppure il classico topolino. Sono stati tutti prosciolti: il processo sulle plusvalenze, sulle valutazioni gonfiate dei calciatori da parte di una fetta di club di Serie A, compreso la Juventus e il Napoli, è praticamente svanito a una manciate di ore dalla richiesta della procura della Figc di inibizioni e multe per presidenti e dirigenti. Neppure un giorno di squalifica, neppure un euro di ammenda a carico delle nove società coinvolte.
In sostanza, è decaduto in toto l’impianto accusatorio. Non è infatti possibile, secondo i magistrati, stabilire quale sia il criterio esatto da adottare per la valutazione dei calciatori. Ovvero la base, l’abc, del concetto della plusvalenza.

Che il sistema del «giusto prezzo» messo in piedi dalla procura federale, si tenesse a galla con difficoltà erano consapevoli anche le parti.

LA PROCURA della federcalcio aveva fondato il suo impianto accusatorio sulla congrua valutazione degli atleti con quella riportata dal sito di mercato Transfermarkt.it. Un sistema che non ha retto, una sconfitta clamorosa per la Figc, una sconfitta nel merito, che con ogni probabilità non verrà rivista in appello. Tra le accuse decadute c’è anche la mancata lealtà, articolo 4 del codice di giustizia sportiva, perché si è ritenuto che, in assenza di un accordo che provi la falsificazione di un valore, non si possa procedere per un illecito. La procura della Figc aveva chiesto per l’ipervalutazione dei calciatori fino a un anno di squalifica per il presidente della Juventus, Andrea Agnelli e 11 mesi per il patron del Napoli, Aurelio De Laurentiis, con multa da 800 mila euro per la Juve e circa 400 mila per il Napoli. Per l’ex direttore sportivo del club, Fabio Paratici (ora al Tottenham) erano stati richiesti 16 mesi di inibizione. Paratici è stato il firmatario di 32 contratti dal valore decisamente alterato secondo i giudici.

I CASI più mediatici nei mesi che hanno portato al processo sul caso plusvalenze, partito in autunno con perquisizioni in diverse sedi della procura di Torino e Milano – l’ormai famosa operazione Prisma -, sono stati Miralem Pjanic, dalla Juventus al Barcellona per circa 70 milioni di euro e Victor Osimhen, attaccante nigeriano dal Lille al Napoli per una valutazione complessiva di 70 milioni, tra danaro e quattro calciatori della Primavera del Napoli.

CHE IL SISTEMA del «giusto prezzo» messo in piedi dalla procura federale, si tenesse a galla con difficoltà erano consapevoli anche le parti. La Juventus aveva fortemente criticato l’utilizzo del sito Transfermarkt come parametro di riferimento per la corretta valutazione degli atleti. E anche il Napoli si era detto certo dell’assenza di elementi concreti in mano alla procura. Anche perché non sussiste una cornice normativa in cui collocare il comportamento di un club che vende un suo tesserato e un altro che accetta le condizioni per chiudere l’affare.
In ogni caso, si tratta di una sentenza piuttosto pesante, che accerta tutti i limiti della procura della Figc ma che soprattutto riabilita l’esercizio della plusvalenza, centrale nei bilanci di tutti i club di Serie A.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento