Il 2 giugno il Senato decide se confermare il calendario presentato la settimana scorsa dal relatore della Commissione dell’impeachment, il senatore Antonio Anastasia, del Partido de la Social Democracia Brasileña (Psdb), che ha fissato per il 2 agosto il voto finale sul processo politico alla presidente Dilma Rousseff. In questo caso, la votazione avverrà a tre giorni dall’apertura dei Giochi olimpici di Rio de Janeiro, che si stanno preparando fra le polemiche.

L’ultima, quella suscitata dall’appello di 600 scienziati, che chiedono di sospenderli per garantire la sicurezza dal pericolo del virus zika. La difesa di Dilma ha tempo fino a domani per presentare la documentazione a discarico, in un procedimento inconsistente, in cui si accusa la presidente di aver «abbellito» il bilancio.

Le tensione resta alta nel paese dopo la presentazione del gabinetto di governo scelto da Michel Temer, il presidente de facto che ha guidato il «golpe parlamentare» contro Rousseff: una squadra di banchieri e imprenditori (in gran parte corrotti) che rispondono ai voleri di Washington e a quello delle grandi corporazioni internazionali. Le piazze si mobilitano, le sinistre e i movimenti popolari discutono, Rousseff moltiplica interventi e interviste in cui assicura di essere «disposta a resistere».

Anche al gay-pride di Sao Paulo, sono apparsi cartelli con lo slogan «Fuori Temer». Insieme alla comunità Lgbt hanno sfilato almeno due milioni di persone.

Molti cartelli hanno denunciato la «cultura dello stupro», riferendosi alla violenza perpetrata di recente a Rio su una ragazza, stuprata da 33 uomini. «Se credi che la colpa è della vittima, il 34esimo violentatore sei tu», sintetizzava il cartello innalzato dall’attrice Cristine Danielli.

I criminali hanno diffuso in internet il video dello stupro, avvenuto il 20 maggio, in cui esibivano soddisfazione di fronte al corpo esangue e martoriato della ragazza. Cinque giorni dopo, la vittima è stata ritrovata e messa sotto protezione e vi sono stati alcuni fermi. Eloisa Samy, avvocata dell’adolescente, ha però denunciato l’attitudine discriminatoria e il machismo della polizia che ha raccolto la denuncia della ragazza e ha chiesto l’allontanamento del commissario Alessandro Thiers.

Il delitto getta una luce ancor più sinistra sul governo a interim, che ha abolito il ministero della Donna e della parità di genere, e ha presentato una squadra di tutti uomini bianchi, anziani e corrotti, decisi a cancellare le tutele sociali e i passi avanti compiuti dai precedenti governi del Pt. Lo scontro di poteri e di interessi passa anche attraverso l’inchiesta Lava Jato, la «mani pulite» brasiliana che coinvolge l’impresa petrolifera di Stato, Petrobras, e quasi tutti i partiti.

Il paradosso e le reali motivazioni dell’impeachment a Rousseff sono emerse con chiarezza la scorsa settimana, quando Temer ha dovuto sospendere il suo braccio destro, Romero Juca, appena nominato a capo di un ministero-chiave come quello di Pianificazione. Una video-registrazione, diffusa al giornale Folha de São Paulo ha rivelato il contenuto di una lunga conversazione tra Juca e e l’ex dirigente petrolifero Sergio Machado, entrambi al centro dell’inchiesta per corruzione, che ha già portato alla sospensione da presidente del Parlamento di un altro uomo-chiave dell’impeachment, Eduardo Cunha.

I due si dicono convinti che la rimozione della presidente sia l’unica via per farla finita con l’inchiesta Lava Jato e discutono di un «patto nazionale» che vede l’accordo dei poteri forti e dei circoli militari, prepotentemente tornati in campo per chiedere il ritorno ai tempi della dittatura. I militari – dicono i due – stanno tenendo d’occhio i movimenti popolari che sostengono Rousseff, come l’Mst o i Senza tetto. La conversazione mostra anche gli schieramenti politici all’interno della magistratura.

Al «piccolo numero» di alti magistrati della Corte suprema che i golpisti non sono riusciti a coinvolgere appartiene Teori Zavascki, nominato da Dilma, e ora figura chiave nel voto di impeachment. Juca – il leader del partito Pmdb di Temer e Cunha e uno dei tre più stretti collaboratori del «presidente ad interim» – sostiene che, tolta di mezzo Rousseff, calerà anche la pressione dei grandi media, attori determinanti nello scontro politico in corso. Come ha fatto notare Rousseff e come sostengono le sinistre e i movimenti, l’intento dell’impeachment non è dunque quello di proteggere il paese da una presidente corrotta, ma esattamente il contrario: tutelare i corrotti e spianare la strada agli interessi che rappresentano (quelli del grande capitale internazionale e delle oligarchie).