In una dichiarazione trasmessa in tv Benyamin Netanyahu ha risposto alle accuse di corruzione, frode e abuso di potere che ieri è tornato ad affrontare davanti ai giudici del tribunale di Gerusalemme. Commentando la presentazione delle prove dell’accusa, il premier ha parlato di «tentativo di golpe», di «caccia alle streghe», di «piano per compromettere» il voto del 23 marzo vinto dal Likud, il suo partito. E ha puntato il dito contro la pm, Liat Ben Ari, che in apertura di udienza lo aveva accusato di «aver abusato del potere per interesse personale» aggiungendo di essere in possesso di «prove circostanziate».

Il proseguimento del processo dirà quanto ha in mano Ben Ari. Certo è che la posizione di Netanyahu si è fatta delicata dopo la testimonianza di Ilan Yeshua, l’ex ad del sito d’informazione Walla, il più letto in Israele, al centro del cosiddetto Caso 4000 nel quale il premier è accusato di aver ottenuto una copertura giornalistica positiva in cambio di importanti favori normativi per il proprietario del sito, Saul Elovitch. Yeshua ha detto che Elovitch gli intimava di minimizzare gli articoli negativi contro Netanyahu e sua moglie Sarah e di aumentare quelli a favore della coppia e del figlio Yair. L’ex ad ha aggiunto che forti pressioni arrivavano dallo stesso entourage del premier affinché le «storie negative» fossero dirette contro leader politici rivali come Naftali Bennett, il leader di Yamina, di cui Netanyahu ha bisogno in questi giorni per provare a formare una maggioranza. Ieri il capo dello stato Rivlin ha avviato le consultazioni e domani sera potrebbe già affidare l’incarico. Il leader dell’opposizione, Yair Lapid, ha sottolineato che «il primo ministro è in tribunale a difendersi» e che «serve un candidato premier che lavori per conto dello Stato, non per i suoi interessi».