Il disegno di legge delega Bonafede che ha l’obiettivo di velocizzare i processi penali procede, lentamente, in commissione giustizia alla camera dove ieri è andato a sbattere contro una montagna di critiche e di bocciature sollevata dalle diverse associazioni dell’avvocatura. In programma il secondo ciclo di audizioni, dopo quelle dei rappresentanti della magistratura.
«Il disegno di legge interviene in modo random sulle fasi processuali senza realmente incedere sui tempi delle indagini e dei processi», ha detto il segretario dell’Unione camere penali Eriberto Rosso. Aggiungendo che Bonafede «mira a costruire una sorta di velocizzazione, violando l’essenza stessa del contraddittorio».

«Noi abbiamo partecipato a tutti i tavoli con il ministro – ha detto l’avvocato Alessandro Vaccaro, rappresentante dell’Organismo congressuale forense – le nostre proposte sono state bypassate e dimenticate». Mentre secondo l’avvocata Giovanna Ollà, rappresentante del Consiglio nazionale forense, «i principi costituzionali di presunzione di non colpevolezza e della funzione rieducativa della pena, posti a presidio del giusto processo, sono stati relegati a rango accessorio e subordinato».

Molte le critiche nel merito del provvedimento. Gli avvocati penalisti hanno detto no alla norma del disegno di legge che prevede che le notifiche successive alla prima siano fatte al solo difensore. No alle restrizioni della possibilità di proporre appello e no al fatto che l’appello possa essere affidato a un giudice monocratico: «Impatta negativamente contro un sistema che, a garanzia di maggiore correttezza e ponderatezza delle decisioni, è improntato a un principio di collegialità sempre e dovunque». Sui patteggiamenti il Consiglio nazionale forense ha detto di sentirsi «tradito». «È positivo che si aumenti la pena fino a otto anni per aver accesso al patteggiamento allargato, che ora è limitato ai cinque anni», ha detto l’avvocata Ollà. Ma ha aggiunto che questa indicazione «viene smentita da tutti i filtri dei reati ostativi che troviamo nella delega». Mentre il rappresentante della camere penali ha attaccato la novità in base alla quale la sostituzione di un giudice durante il processo non comporterà più l’obbligo di rinnovazione degli atti. «È un colpo di grazia al contraddittorio – ha detto l’avvocato Rosso – il tema è molto semplice: o si crede o non si crede alla logica del giudice della decisione».

Le audizioni degli avvocati, secondo la deputata di Forza Italia della commissione giustizia Giusi Bartolozzi, «rassegnano in maniera unanime e convergente il fallimento della riforma annunciata dal ministro Bonafede». Al contrario per il presidente 5 Stelle della commissione, Mario Perantoni, le posizioni critiche dell’avvocatura erano «note» e intervengono «dopo l’orientamento positivo espresso dalla magistratura». Secondo Perantoni «i timori che la riforma possa comprimere i diritti della difesa sono eccessivi».