«Per aver fatto il mio dovere, come uomo e come carabiniere, per aver testimoniato nel processo relativo a Stefano Cucchi, morto perché pestato dai miei colleghi, mi ritrovo a subire un sacco di conseguenze». Se n’è accorto pure il M5S, dell’appello accorato rivolto «ai ministri Salvini e Di Maio e al presidente del Consiglio Conte» dall’appuntato dei carabinieri Riccardo Casamassima con alcuni video postati lunedì su Fb (ieri la notizia sul manifesto).

«Mi ascoltino», ha supplicato il militare che insieme a Maria Rosati, sua moglie e collega, ha rotto il muro di omertà che esisteva attorno alla morte del giovane geometra romano avvenuta nell’ottobre 2009 e ha permesso l’apertura del processo bis a carico di cinque carabinieri suoi colleghi. Ma che ora si ritrova a subire un trasferimento alla scuola allievi con un demansionamento che la stessa Ilaria Cucchi, schierandosi ieri al fianco dell’appuntato, ha definito «umiliante», nonché accompagnato da una «consistente decurtazione dello stipendio».

Se n’è accorto, dunque, anche il M5S, e in particolare l’onorevole Davide Galantino, ex militare eletto in Puglia che ieri ha dedicato il suo primo intervento a Montecitorio «per ricordare – ha scritto sul Fb postando il video del suo discorso – che non dobbiamo abbandonare chi ha coraggio, come Casamassima che ha denunciato i suoi colleghi che hanno commesso quella violenza ma oggi vive sotto pressione, si sente abbandonato ed è diventato, come lui stesso dice, “carne da macello”».

«Io conosco personalmente la gravità di questa situazione: nei miei vent’anni con indosso l’uniforme ho visto fare carriera a chi ha parlato poco o a chi non ha creato problemi», ha affermato in Aula Galantino sottolineando: «Io voglio bene alla divisa e voglio tutelarla dalle mele marce, come gli assassini di Stefano Cucchi».

Il paradosso, in parte colto dal deputato grillino nel suo discorso, è che mentre lo Stato volta le spalle ad uno dei suoi migliori rappresentanti in uniforme (ma due anni fa promuoveva l’ex comandante della caserma Appia, dove fu portato Cucchi dopo l’arresto, Roberto Mandolini, oggi alla sbarra), al governo siede un Movimento che ha fatto della legge sul whistleblowing, che incita i pubblici dipendenti a denunciare gli illeciti di cui sono testimoni, uno dei suoi cavalli di battaglia.

Naturalmente, il paradosso più rilevante – e più interessante – è che l’on. Galantino e il suo Movimento a difesa dell’onestà dovranno ora vedersela con il ministro degli Interni Matteo Salvini che di Ilaria Cucchi ha detto: «Mi fa schifo, si deve vergognare, io sto sempre e comunque con polizia e carabinieri».