Poteva non farlo. Come non lo fece il governo Renzi, che nel 2015 non si costituì davanti alla Corte costituzionale a difesa di uno dei tanti divieti di accesso alla fecondazione artificiale imposti dalla legge 40. O come non lo fece il governo Monti che a fine 2012, anche a camere già sciolte, rinunciò a difendere il «Porcellum» già rinnegato da tutti ma pur sempre ancora legge elettorale dello Stato. E invece il governo di Paolo Gentiloni ieri, proprio nell’ultimo giorno utile, ha deciso di farlo. Di costituirsi cioè dinanzi alla Consulta a difesa della costituzionalità dell’articolo 580 del codice penale, scritto in epoca fascista, ben prima della nostra Costituzione, entrato nel nostro ordinamento con il Codice Rocco.

A sollevare il dubbio di costituzionalità dell’articolo che punisce l’istigazione e l’aiuto al suicidio con una pena che va dai 5 ai 12 anni di carcere, è stata la Corte d’Assise di Milano che il 14 febbraio scorso ha congelato, in attesa del pronunciamento dei giudici costituzionalisti, il processo a carico di Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni che si è autodenunciato per l’aiuto fornito a Fabiano Antoniani, il dj cieco e tetraplegico morto suicida in una clinica svizzera il 27 febbraio 2017.

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In realtà la Corte di Milano non si è limitata a rinviare l’articolo 580 alla Consulta, ma lo ha fatto accogliendo pienamente le argomentazioni fornite dal collegio di avvocati che ha difeso Cappato, coordinato da Filomena Gallo, segretaria dell’associazione radicale. Nell’ordinanza addirittura i giudici milanesi scrissero che solo le azioni che pregiudicano la libertà di scelta possono costituire offesa all’autodeterminazione, che è il bene che va tutelato secondo la nostra Costituzione.

E invece il governo Gentiloni, comprensibilmente poco audace in questa fase transitoria e con il nuovo inquilino giallobruno alle porte, non ha osato uscire dal solco dell’«atto dovuto» e ha dato mandato all’avvocatura dello Stato. In via Arenula, dove ha sede il ministero di Giustizia, spiegano infatti che non c’è alcun intento di opporsi all’assoluzione di Cappato ma che è intenzione dell’esecutivo difendere il divieto di istigazione al suicidio.

A costituirsi dalla stessa parte del governo però ci sono anche tre associazioni di oltranzisti pro-life: il Movimento per la vita italiano, l’associazione Vita è, e il Centro studi Livatino.

Dall’altra parte, a supportare l’incostituzionalità della norma, ci sono invece i legali di Marco Cappato. Non l’associazione Coscioni che pure un paio di settimane fa aveva lanciato un appello di giuristi sottoscritto da 15 mila cittadini tra cui Roberto Saviano, il matematico Piergiorgio Odifreddi, il preside della facoltà di Giurisprudenza dell’università di Milano Nerina Boschiero e molti altri, per chiedere al governo di non intervenire a difesa del reato.

«La scelta del governo è, oltre che del tutto legittima, anche pienamente politica», commenta in una nota l’avvocata Filomena Gallo. Che assicura: «Il nostro obiettivo non cambia, per quanto riguarda Marco Cappato, il suo collegio di difesa che coordino e l’Associazione Coscioni: vogliamo far prevalere, contro la lettera del codice penale del 1930, i principi di libertà e autodeterminazione riconosciuti dalla Costituzione italiana e dalla Convezione europea dei diritti umani, nella convinzione che Fabiano Antoniani avesse diritto a ottenere in Italia il tipo di assistenza che – a proprio rischio e pericolo – ha dovuto andare a cercare all’estero con l’aiuto di Marco Cappato».

«Ora – aggiunge, raggiunta al telefono dal manifesto – al presidente della Camera Roberto Fico, che sostiene la necessità di dare attuazione alla volontà popolare, ricordo l’articolo 71 secondo comma della Carta e    chiedo che sia calendarizzata la proposta di legge di iniziativa popolare che l’associazione Coscioni, Radicali italiani e tante altre organizzazioni, e 70 mila cittadini hanno sottoscritto, proposto e   depositato in parlamento. Discutiamola, quella proposta di legge, presidente Fico: investe anche l’articolo 580 del codice penale.  Se da un lato la Corte costituzionale deve dare una risposta al dubbio sollevato dai giudici milanesi che sono chiamati ad emettere una sentenza sul cittadino Cappato, dall’altro lato il Parlamento deve rispondere al popolo che vuole esercitare l’iniziativa delle leggi e deve calendarizzare quella proposta di legge per legalizzare l’eutanasia. Questa è la prima occasione, per il presidente Fico di mostrare che il suo intervento di insediamento non era solo di circostanza».