L’impegno era cambiare la legge elettorale prima del previsto intervento della Corte costituzionale, poi l’impegno è parso eccessivo. Il presidente Napolitano ha chiesto allora il primo sì a una nuova legge elettorale almeno in un ramo del parlamento. Il ramo scelto dal Pd e dal Pdl è stato il senato, dove le larghe intese devono necessariamente camminare assieme per arrivare alla maggioranza. E siccome sono su posizione diverse, neanche l’ipotesi minimale si è realizzata. Impossibile approvare una qualsiasi proposta di legge. Si è ripiegato allora su un ordine del giorno, almeno quello da licenziare prima dell’udienza della Consulta – ormai vicinissima, è il 3 dicembre. Oggi è il giorno in cui la commissione affari costituzionali del senato, che prima dell’estate si era imposta la «procedura d’urgenza» sulla legge elettorale, compirà il primo atto formale. Verificherà se c’è una maggioranza sul doppio turno di coalizione o sul ritorno alla legge in vigore fino al 2005, il Mattarellum. La previsione semplice semplice e che queste maggioranze non ci sono e che dunque neanche oggi si farà un passo in avanti. Con il Porcellum se la dovranno vedere i giudici costituzionali, da soli.
Fossero attendibili le voci che danno la Consulta orientata a rigettare il quesito sulla legge elettorale che è stato sollevato dalla Cassazione – non accoglibile in quanto «ricorso diretto» camuffato – a dicembre ci troveremmo precisamente al punto di partenza, con un Porcellum esecrato da tutti ma più vitale che mai. Da qui il tentativo del presidente del Consiglio di gettare il cuore oltre l’ostacolo. «Il Porcellum è il male assoluto, ma la legge elettorale è compito del parlamento, mi aspettodia una risposta» – ha spiegato ieri Enrico Letta. «Il governo è a disposizione, può intervenire per decreto – ha aggiunto – ma solo se il parlamento lo chiede con urgenza. Fare un decreto contro il parlamento sarebbe una cosa ai limiti della forzatura istituzionale». Persino più prudente il ministro delle riforme Quagliariello, secondo il quale la legge elettorale «è un terreno nel quale un intervento d’urgenza del governo, ancorché di larga coalizione, aprirebbe seri problemi di sistema».
La strada per cambiare il Porcellum non è questa. Non si vede però quale possa essere. Le pressioni sulla Corte costituzionale sono di ogni tipo, e contrapposte. Ecco perché una soluzione di «mediazione» potrebbe farsi preferire dai giudici: la semplice cancellazione del premio di maggioranza – che darebbe vita a una legge proporzionale pura – o la non ammissibilità. Otterrebebro in fondo effetti simili, lasciando comunque ai partiti l’obbligo di modificare la legge. La seconda soluzione avrebbe il vantaggio di esporre poco la Consulta e mettere ancora più in mora le forze politiche. In tutt’altro contesto, a proposito del sovraffollamento carcerario, la Corte ha appena scelto una via d’uscita di questo tipo. Nel frattempo il voto di oggi in senato potrà al massimo certificare lo stallo.
L’ordine del giorno del partito democratico riprende i punti (pochi) sui quali c’è l’accordo con il Pdl ma si concentra sul doppio turno di coalizione per assegnare il premio di maggioranza (340 seggi alla camera e 170 al senato). È l’ipotesi avanzata dal professor D’Alimonte, poi ripresa da Violante e che il Pdl continua a considerare irricevibile. Con il Pd ci sono Scelta civica e Sel, in totale 11 voti in commissione. Il Pdl ieri sera non aveva ancora formalizzato la sua controproposta, che prevede in sostanza l’attribuzione di un premio minore nel caso tutte le coalizioni restassero sotto il 45%; in ogni caso il centrodestra potrebbe al massimo raggiungere 10 voti – la maggioranza è a 14. Qualche chance in più potrebbe un teoria averla l’ordine del giorno della Lega, dove si propone il ritorno al Mattarellum: in fondo è l’idea contenuta in varie proposte di legge del Pd ed è stata sostenuta dai 5 Stelle alla camera (mozione Giachetti). I democratici però se non possono avere il doppio turno si tengono il Porcellum. E i 5 Stelle avanzano obiezioni minori (anche nel Mattarellum c’è una quota di liste bloccate, il 25%) che lasciano intendere come la maggioranza del movimento segua Grillo, anche lui per la salvaguardia della legge in vigore. Per tenere legati i senatori, i grillini presenteranno un proprio ordine del giorno diverso dal ritorno al Mattarellum.
La partita, insomma, non comincia per eccesso di marcature. Ma il tempo passa e seppure oggi dovesse casualmente essere approvato un ordine del giorno, non sarebbe che un invito del senato a se stesso. Per il Porcellum quasi una carezza.