n origine c’è il complesso romanzo autobiografico di Amos Oz, Una storia d’amore e di tenebra. Da lì è partita Natalie Portman per confezionare il suo film d’esordio come regista. La vicenda è quella della famiglia Klausner (il vero cognome di Oz) a Gerusalemme nel periodo immadiatamente successivo alla seconda guerra mondiale. E le vicende storico politiche (la Shoah, la fine del mandato britannico, la nascita di Israele, il conflitto con i palestinesi) si intrecciano con quelle personali, con un padre più possibilista e una madre che adora il proprio figlio, ma è devastata dalla visione di un futuro che le pare molto cupo. 

Sognare e vivere è un progetto a lungo perseguito dalla Portman che per anni ha lavorato alla sceneggiatura e alla ricerca dei finanziamenti necessari con il preciso intento di girarlo in Israele e in lingua ebraica. Solo che un’attrice magnifica e una donna di intelligenza superiore, impegnata in infinite cause umanitarie, ha purtroppo sottovalutato il compito che si era voluta affidare. Scrivere, dirigere, interpretare e coprodurre un film è stato troppo, così il risultato è piuttosto sfilacciato, la drammaturgia scricchiola e alla fine nonostante le buone intenzioni il film risulta deludente.