Il suo nuovo disco si intitola Prisoner 709 (Universal) e nasce da una piccola grande vicissitudine, un acufene che ha tormentato Michele Salvemini, in arte Caparezza, per lungo tempo, impedendogli così di fare ciò che meglio sa fare, ossia scrivere musica e suonarla. Dopo il grande successo del precedente album, Museica, il rapper di Molfetta si è così dovuto assentare dalle scene suo malgrado ma ora è tornato in grande stile e sta recuperando il tempo perduto con un tour – quasi sempre sold out – iniziato lo scorso 17 novembre e che si concluderà il 7 dicembre al Palaalpitour di Torino, dopo aver toccato alcune delle più grandi città della Penisola, da Napoli (al Palapartenope il 28 novembre) a Roma (il 29 al Palalottomatica), da Montichiari, in provincia di Brescia (il primo dicembre al PalaGeorge) a Padova (il 2 alla Kioene Arena), per chiudere come detto a Torino il 7, non prima però di aver portato il suo show al Mediolanum Forum di Assago, alle porte di Milano, il 6 dicembre.

Il tour – che riprenderà poi a febbraio con date a Modena, Forlì, Conegliano Veneto, Pescara, Reggio Calabria, Acireale, Taranto, Cagliari, Busto Arsizio e Perugia – si basa proprio sulle canzoni di Prisoner 709 con una scenografia degna dei grandi live internazionali, a partire dal maxischermo che sovrasta il palco. Ovviamente non mancheranno i brani più noti della sua ormai corposa discografia, da Fuori dal tunnel a Goodbye Malinconia, da Vieni a ballare in Puglia a Vengo dalla luna. «Da quando avevo 13 anni e scoprii i video dei Run-DMC il rap è diventato il faro della mia vita fino ad arrivare al 2017 dove, nel mio momento di debolezza rappresentato emblematicamente da questo album, decido di far fare da psicologo al rap stesso». Parola di Caparezza.