«Dove sono i fatti? Scuole e trasporti sicuri» si è letto su uno striscione sfondo rosso e scritta bianca esposto ieri dagli studenti, genitori e docenti del movimento «Priorità alla scuola» in un flash mob contro la didattica a distanza (Dad) davanti al ministero dei trasporti a Porta Pia a Roma. Quello nella Capitale è stata una delle manifestazioni di protesta organizzate dal movimento in molte città italiane: Firenze con 500 persone (c’erano anche due dirigenti scolastici), Bologna, Modena, Faenza, Ancona, Napoli e tutta la Campania, a Bari davanti alla regione. Oggi il lungo week-end di mobilitazione iniziato con l’attacchinaggio milanese con lo slogan «A Natale regala la scuola» proprio a Milano con le «lezioni carbonare» nei Giardini di Via Cesariano dalle 15 e a Torino dove è nata e si è consolidata l’intelligente pratica di lotta degli studenti che seguono le lezioni online davanti alle scuole. L’appuntamento è alle 11 a Piazza Castello.

«È SCANDALOSO che governo e enti locali non siano stati in grado di pensare a un rientro al 100% dal 7 gennaio, ora parlano del 75% – afferma Costanza Margiotta di Priorità alla scuola Firenze – Non hanno fatto niente da aprile e hanno fallito a settembre e di nuovo dal 24 ottobre fino a dopo l’Epifania. Siamo a 130 giorni in Dad nelle secondarie, contro una media europea di 50 giorni. I problemi veri sono i trasporti e la medicina scolastica. Se non mettono i fondi finirà come addetto l’assessore regionale toscano ai trasporti Baccelli secondo il quale saranno in grado di riportare in sicurezza solo il 50% degli studenti. E poi bisogna accorciare i tempi dal tampone al risultato, collegando le scuole alle Asl. In Toscana sono stati assunti 267 medici che fanno questo lavoro. E altrove? Senza di questo non esiste alcun tracciamento. Si rischia di riaprire il 7 gennaio e chiudere la settimana dopo». L’intervento dei prefetti disposto dal governo per coordinare i tavoli locali la convince? »Se non sono stati in grado fino ad ora che gli enti locali e regionali si mettessero a un tavolo per organizzare i trasporti dubito che lo possano fare i prefetti. Staremo a vedere, vogliamo i fatti – risponde Margiotta – Stanno facendo pagare la crisi sanitaria anche a una generazione di giovani. A scuola bisogna arrivare in sicurezza e restare in sicurezza. Il danno psico-fisico è enorme».

A NAPOLI, e in tutta la Campania (Portici, Avellino,Benevento, Salerno), la mobilitazione ieri è stata massiccia e creativa. Con la Puglia, la Campania ha visto un particolare accanimento dei presidenti di regione sullascuola sulla quale è stato scaricata la responsabilità, contestata, dei contagi. La Campania ha un triste primato: da marzo ci sono stati solo 14 giorni di lezioni in presenza: dal 28 settembre al 14 ottobre. Poi De Luca ha chiuso tutto. »De Luca – come Emiliano in Puglia – stanno scaricando sui genitori la loro incapacità politica di garantire la scuola alimentando in modo irresponsabile il conflitto tra genitori sì Dad e no Dad – sostiene Tristana Dini della Rete per le scuole aperte in Campania – I dati che ha fornito non sono chiari e ci sono le responsabilità del governo che non impugna le ordinanze, il diritto istruzione non vale in Campania ma in tutto il resto d’Italia. Napoli oggi ha un servizio pubblico dei trasporti tagliato del 40% delle corse. Fino ad ora hanno chiuso le scuole non per risolvere i problemi, ma perché sono l’unica cosa da sacrificare senza che la popolazione insorga. Le scuole non devono essere ostaggio dello scaricabarile tra governo nazionale e locale. Entro il 7 gennaio devono risolvere tutti i problemi».

LA MINISTRA Azzolina ha chiesto ieri una «corsia preferenziale per test rapidi e tamponi» e il ministero dell’Interno ha previsto, in caso di «inerzia», l’intervento dei Prefetti e dei presidenti di regione ai quali è stato dato un «potere di ordinanza» sulle questioni aperte. Visti i precedenti degli ultimi nove mesi il risultato non è assicurato.