Cieli aperti tra Stati uniti e Cuba. Sulle note di Guantanamera, tra flash , telecamere e bandierine cubane mercoledì scorso è decollato da Fort Lauderdale, Florida, il volo 387 della JetBlue, compagnia low cost statunitense diretto a Santa Clara, la città cubana famosa per le gesta di Che Guevara. Ad accoglierlo, un arco di acqua, come d’uso nell’isola quando si inaugura una nuova linea aerea.

A bordo dell’Airbus A320 viaggiavano 150 passeggeri. Non si è trattato di veri turisti, bensì di testimoni di un piccolo evento storico, il primo volo commerciale regolare tra gli Stati uniti e Cuba dopo più di mezzo secolo di guerra fredda. Tra loro il segretario di Stato nordamericano ai trasporti Antony Foxx, il primo a scendere dall’aereo e calcare terra cubana.
Con il pragmatismo che caratterizza i suoi conterranei, Foxx ha subito fatto sapere che di fatto si trattava dell’inizio di una sorta di assalto, commerciale ovvio e gradito al governo cubano, da parte delle compagnie aeree statunitensi: «La competizione per le rotte dell’Avana è una delle più intense che abbia mai visto – ha affermato -. Penso che questo parli di un grande interesse del popolo statunitense e anche parla dell’interesse commerciale che esiste negli Stati uniti».

Infatti giovedì è toccato alla compagnia Silver Airways inaugurare il primo volo sempre su Santa Clara, mentre da domani inizieranno i voli regolari dell’ American Airlines verso le città di Holguín (oriente dell’isola) e Cienfuegos. La meta più desiderata, l’Avana, porta dell’isola per più del 50% dei viaggiatori internazionali, dovrà però aspettare qualche tempo perché sono ancora in corso di approvazione le licenze per le compagnie statunitensi a operare voli verso la capitale cubana.

Ma una volta a regime si prevede un totale di 20 voli giornalieri all’Avana che si aggiungeranno ai 90 voli diretti da Miami, Fort Lauderdale, Chicago, Minneapolis e Filadelfia verso gli altri aereoporti dell’isola che hanno già l’abilitazione, Camaguey, Cayo Coco, Cayo Largo, Cienfuegos, Holguín, Manzanillo, Matanzas, Santa Clara e Santiago di Cuba.
Diversa la situazione della parte cubana, visto che la linea aerea nazionale, Cubana de Aviación, non può ancora operare voli verso gli Stati uniti nel timore che i suoi aerei siano messi sotto sequestro una volta atterrati, a causa delle sentenze milionarie pendenti contro lo stato cubano a favore di privati e compagnie statunitensi i cui beni nell’isola furono nazionalizzati dopo il trionfo della rivoluzione nel gennaio del 1959.

Il ristabilimento dei voli commerciali non significa però che gli statunitensi siano liberi di viaggiare a Cuba: il turismo nell’isola è ancora vietato dall’embargo, tuttora in vigore.
Per ora possono andare a Cuba solo i cittadini Usa chie rientrino in una delle 12 categorie permesse dalle misure di allentamente del blocco decise dal presidente Barack Obama: dai viaggi culturali a quelli religiosi, alle visite ai parenti. Ma appare evidente che un tale dispiegamento di voli e di impegno di compagnie aeree nordamericane costituisce una scommessa di lungo termine e rappresenta comunque una pressione sul Congresso degli Usa perché , se non l’intero embargo, tolga almeno la proibizione di fare turismo a Cuba.

Inoltre, il prossimo presidente degli Stati uniti, sia esso repubblicano o del partito democratico, si troverà di fronte a numeri che parlano da soli: l’anno scorso, dopo l’inzio del processo di normalizzazione, 161.000 nordamericani hanno visitato l’isola con un aumento del 77% rispetto all’anno precedente e quest’anno fino a giugno si segnala un ulteriore incremento di quasi il 50%, di modo che i viaggiatori statunitensi sono secondi per numero solo ai canadesi e superiori ai turisti storici, spagnoli e italiani.

Con l’inizio dei voli regolari di compagnie commerciali è prevedibile che il flusso di viaggiatori dagli Usa cresca ulteriormente. Infatti un volo charter dagli Usa verso Cuba costa dai 400 ai 500 dollari. Mentre la compagnia JetBlue applica tariffe base di 99 dollari per tratta. Difficile dunque pensare che il nuovo inquilino della Casa Bianca possa fare marcia indietro rispetto a Obama.
Tanto per aumentare la pressione sulle compagnie commerciali Usa – e dunque sui politici- Josefina Vidal, la responsabile cubana dei negoziati con Washinton ha messo in chiaro che « i voli regolari tra Usa e Cuba raggiungeranno il reale potenziale solo quando avrà termine la proibizione di viaggiare a Cuba ancora vigente a causa dell’embargo».
Le compagnie aeree probabilmente sono la testa di ponte per investimenti statunitensi non solo nel settore del turismo, in netta espansione a Cuba (l’anno scorso gli arrivi hanno raggiunto il tetto di 3,5 milioni).
Lo scorso marzo infatti Washington ha annunciato di aver abbassato una delle maggiori barriere che si frapponevano agli affari con Cuba di modo che le banche degli Usa possono partecipare a transazioni in dollari, purché le due parti che danno vita all’offerta siano entità non statunitensi.

Dello spiraglio ha approfittato la maggior banca del Golfo persico, la Qatar National Bank, che ha annunciato la prossima apertura di una sua rappresentanza a Cuba, dove fino a oggi, secondo la pagina webb del Banco Central de Cuba, operano solo dieci filiali di banche straniere.