Il governo varerà oggi il decreto Ristori bis, per sostenere le categorie colpite dalle nuove chiusure seguendo le tracce di quello appena varato, ma anche integrandolo per includere gli esercizi esclusi dal Ristori uno. Lo stanziamento previsto è di un miliardo e mezzo: lieviterà quasi sicuramente a due e forse oltre. Non sarà però necessario un nuovo scostamento di bilancio. Basteranno gli avanzi dei fondi a copertura delle casse integrazione, da reintegrare poi l’anno prossimo. Lo scostamento arriverà al momento di varare la legge di bilancio, in dicembre, ma a quel punto inciderà sui conti del 2021.

COME GIÀ NEL CASO del primo Ristori i fondi saranno erogati direttamente sui conti bancari. Come suddividerli è più complesso. Bisognerà destinare aiuti maggiori alle zone rosse, integrare il sostegno a bar e ristoranti tenendo conto delle chiusure totali nelle zone rossa e arancione, includere le categorie che non figuravano nel precedente dl. Tra le ipotesi in campo, per accelerare il percorso, c’è quella di svincolare in prima battuta l’erogazione dal calcolo della perdita di fatturato, distribuendo i fondi come acconto da riconteggiare poi sulla base dell’effettiva perdita di fatturato.

La necessità di garantire «ristori» non solo sufficienti ma anche tempestivi è stato uno dei temi affrontati ieri dal vertice dei segretari di maggioranza con il premier, primo passo dell’annunciata «verifica». In un altro momento si sarebbe trattato di un evento. Per la prima volta Renzi e Crimi si siedono intorno allo stesso tavolo. Con loro Conte, Zingaretti e Speranza, che oltre ai panni di ministro e capodelegazione deve rivestire anche quelli di segretario di Leu. Meno di un mese fa, quando la parola «rimpasto» rimbalzava da un angolo all’altro dei Palazzi, sarebbe stato un appuntamento forse importante e certamente teso. Le cose sono cambiate. Nessuno in questa situazione oserebbe pronunciare la parola maledetta. Alla fine probabilmente il rimpasto arriverà, anche solo perché l’inadeguatezza di alcuni ministri si è pienamente evidenziata. Ma quando arriverà «la fine» al momento nessuno saprebbe dirlo.

Sul tavolo ci sarebbero innumerevoli altri temi, da Alitalia al Recovery Plan italiano al futuro dell’alleanza al Mes. Ma quasi tutti sono destinati a scivolare in fondo alla lista, spinti in basso dall’impeto di un’emergenza che il governo non riesce ad affrontare. Quanto al Mes, che sarebbe invece attualissimo, non se ne può parlare prima degli Stati generali dei 5S. Anche perché parlarne ora significherebbe inaugurare la verifica con un fallimento.

ALLA FINE SIGNIFICATIVA è più la riunione in sé che non i suoi scarni contenuti. L’evento permette a Renzi, il solo a insistere apertamente per la verifica, di rivendicare l’avvio del processo, a Zingaretti di aver iniziato a delineare i punti chiave, a tutti di ostentare una più o meno effettiva compattezza.

Anche sul tema Covid, il copione è scritto in partenza. In un momento simile si può uscire da un summit solo sfoderando unità e massima concordia. E se Zingaretti sprona Conte esortandolo a muoversi anche su altri piani oltre che su quello delle chiusure, tutto resta a porte chiuse.

UN CAPITOLO A SÉ riguarda i rapporti con l’opposizione. Uno spiraglio si è socchiuso anche se sulla effettiva possibilità che si trasformi in vero dialogo nessuno scommetterebbe. Nonostante la rissa scoppiata ieri a Montecitorio dopo che Lia Quartapelle, Pd, aveva denunciato l’«incredibile gestione» della crisi da parte del presidente Fontana, il Pd non intende dare la partita per persa. La destra fa muro con i presidenti di regione. «Chiudono in casa milioni di italiani sulla base di dati vecchi di 10 giorni senza garantire rimborsi», tenta l’affondo Salvini e stavolta tutto il centrodestra è sulla stessa posizione. La maggioranza non si barrica. Iv chiede a propria volta «chiarezza». Il capogruppo Pd Delrio annuncia di aver «sollecitato il ministro a venire a fornire questi dati in maniera trasparente». Speranza sarà a Montecitorio oggi. Si capirà subito se esiste o meno spazio per un improbabile dialogo tra maggioranza e opposizione.