Lo spionaggio su larga scala «è un problema globale che richiede una soluzione globale». Così l’ex consulente Cia, Edward Snowden, si è rivolto ai suoi concittadini statunitensi in una lettera aperta pubblicata sulla rivista tedesca Der Spiegel. Snowden ha fatto scoprire il Datagate, il più grande scandalo delle intercettazioni illegali messo in atto a vasto raggio dall’Agenzia per la sicurezza Usa (Nsa). Ha ottenuto asilo umanitario per un anno in Russia, e attualmente vive in una località segreta. A Mosca, l’ex contrattista della Nsa ha incontrato il deputato dei Verdi tedeschi Hans-Christian Stroebele, a cui ha chiesto di sostenere la sua richiesta di clemenza inoltrata al governo Usa, che lo accusa di spionaggio e furto di documenti segreti. L’ex tecnico della Nsa ha consegnato al parlamentare tedesco una lettera diretta al governo, al Parlamento e alla magistratura tedesca. La Casa bianca e i leader dei comitati di sicurezza preposti al Congresso statunitense hanno però rigettato la sua richiesta: Snowden deve tornare e vedersela con la giustizia, ha risposto il governo, perché – ha precisato la senatrice democratica Dianne Feinstein, presidente della commissione intelligence del Senato – con i suoi metodi ha fatto un torto enorme agli Stati uniti. Anzi – ha rincarato il repubblicano Mike Rogers, presidente del comitato per i servizi della Camera, ha messo in pericolo la sicurezza dei soldati Usa, consentendo «a tre organizzazioni terroristiche» di modificare i loro sistemi di comunicazione. «Chiunque dica la verità non commette crimini», scrive invece Snowden, che accusa «alcuni governi» come Stati uniti e Gran Bretagna di condurre «una campagna di persecuzione senza precedenti» contro di lui al fine di eliminare il dibattito pubblico sullo spionaggio. Fidarsi dei governi «è un errore», aggiunge la Talpa del Datagate invitando i suoi concittadini ad aderire al Manifesto per la verità, titolo del suo appello.

La sinistra tedesca ha subito raccolto l’appello, invitando il governo tedesco a concedere asilo politico a Snowden, consentendogli così di recarsi in Germania a deporre sulle implicazioni locali del Datagate. Oltre 50 personalità tedesche – del mondo della cultura, del calcio e della politica – hanno risposto alla sua richiesta. «Snowden ha reso all’Occidente un grande servizio, è ora di aiutarlo», ha scritto anche l’ex segretario della Cdu (il partito della cancelliera Angela Merkel), Heinen Geissler. Le rivelazioni di Snowden accusano la Nsa di aver spiato anche il cellulare di Merkel, non è chiaro se con l’accordo di Obama o dietro le sue spalle. Secondo il generale Alexander, invece, la Nsa avrebbe spiato i leader mondiali su richiesta dei responsabili politici, ambasciatori compresi. E intanto – avvertono gli analisti del Fondo Marshall tedesco – le relazioni fra il governo Usa e quello tedesco sono peggiori che al tempo della guerra in Iraq, e se Snowden andasse a deporre in Germania con un permesso ufficiale la situazione si deteriorerebbe ulteriormente. In contropartita, Berlino potrebbe chiedere a Washington la modifica degli attuali accordi internazionali fra intelligence: ricevere cioè lo stesso trattamento di favore riservato alla Gran bretagna, che non può essere spiata in quanto aderente al «patto Uk-Usa». In base a questo accordo, firmato dai cinque paesi di lingua inglese nel secondo dopoguerra (Usa, Regno unito, Australia, Canada e Nuova Zelanda), i partner si sono facilitati i compiti nei diversi continenti. Da ultimo, i file di Snowden hanno chiamato in causa l’Australia, che prestava la sua sede diplomatica a Giacarta per spiare l’Asia dall’Indonesia. Con gli altri paesi amici (ma sempre concorrenti, in base ai comuni precetti del dio mercato), gli accordi vertono invece su singoli protocolli d’intesa, attivati per le nuove guerre sporche in ambito Nato. I vertici della Nsa si sono difesi dall’accusa di aver ampiamente spiato anche in Europa, insediando basi nelle principali città europee, proprio ricordando gli accordi Nato: in forza dei quali – hanno dichiarato – erano i servizi segreti dei singoli paesi a fornire agli Usa le informazioni captate.

Così – ha spiegato di recente The Guardian, i servizi segreti tedeschi, francesi, spagnoli e svedesi hanno intercettato su vasta scala comunicazioni telefoniche e su internet in «stretta collaborazione» con l’intelligence britannica Gchq. Le informazioni risalgono agli ultimi cinque anni. In un rapporto del Gchq sui suoi partner europei e datato 2008, l’agenzia britannica esprime la sua «ammirazione per le capacità tecniche» dei servizi segreti tedeschi (Bnd), per il loro «enorme potenziale e il buon accesso al cuore dell’internet», giacché «sorvegliano già i cavi di fibra ottica di 40 gigabyte e 100 gigabyte» al secondo. Nel 2012, il Gchq, invece, riusciva solo a sorvegliare i cavi di 10 gigabyte per secondo, secondo il rapporto. Secondo il Guardian, l’intelligence britannica ha «giocato un ruolo fondamentale consigliando i suoi omologhi europei sulla maniera di aggirare le leggi nazionali deputate a limitare il potere di sorveglianza delle agenzie».

Quanto alla Francia, la Direzione generale della sicurezza estera (Dgse) dispone di «un vantaggio grazie alle sue relazioni con una società di telecomunicazioni non menzionata» e ha usufruito della formazione del Gchq per «operazioni su internet multidisciplinari». E in Spagna, il Cni, almeno nel 2008, si è adoperato nelle intercettazioni di massa delle comunicazioni su internet con l’ausilio di una società britannica. Nel rapporto, il Gchq si rallegra anche per l’adozione, in quell’anno, in Svezia di una legge che permette di raccogliere dati in internet e via telefono trasmessi per cavi a fibre ottiche.

Una notizia recente, pubblicata dal New York Times, mostra che, nel 2009, la Nsa ha organizzato una missione di spionaggio con alta tecnologia per ottenere informazioni su un viaggio che avrebbe dovuto effettuare in Kurdistan la Guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei: sempre in stretta collaborazione con l’intelligence britannica, che aiutò la Nsa con un programma speciale di intercettazioni via satellite, il Ghosthunter.

Confermate anche le ripetute denunce del Venezuela contro le ingerenze Usa. Non solo l’ex presidente Hugo Chavez, scomparso il 5 marzo, è stato massicciamente spiato sul suolo italiano, come ha rivelato il sito di The Globalist, fin dal 2006. Il New York Times ha ora rivelato che, nel 2007, Caracas era in cima a una lista di obbiettivi chiave tenuti d’occhio dalla Nsa. In un memorandum ufficiale, l’Agenzia si diceva preoccupata per il protagonismo di Chavez in America latina, che stava progressivamente mettendo fra parentesi l’influenza nordamericana nella regione.