Israele è «sull’orlo di un’emergenza e tutti devono essere pronti per lavorare 24 ore su 24». Non lascia spazio ad interpretazioni l’allarme lanciato ieri dal primo ministro Naftali Bennett dopo la notizia che in Israele è stato rilevato il primo caso positivo della nuova variante sudafricana B.1.1.529, potenzialmente più pericolosa delle altre. «Abbiamo un positivo, tre sospetti e forse ce ne sono altri», ha aggiunto Bennett durante la conferenza stampa convocata alla fine della riunione di governo.

IL TONO molto preoccupato del premier non è passato inosservato. Appena qualche settimana fa, il governo israeliano aveva annunciato la fine della quarta ondata della pandemia grazie alla campagna che in poche settimane ha visto oltre quattro milioni di israeliani ricevere la terza dose del vaccino. Il timore è che quelle vaccinazioni non offrano una copertura adeguata alla nuova variante, anche se Bennett e le autorità sanitarie ripetono che non ci sono dati sufficienti per affermarlo e che occorrerà attendere giorni o settimane per capirlo.

Al momento si sa che uno dei casi positivi ha ricevuto anche la terza dose due mesi fa. Un altro è un lavoratore straniero immunizzato con due dosi di AstraZeneca, l’ultima a giugno. Un altro ancora è un uomo di ritorno dal Malawi, paese dell’Africa sudorientale che non ha ancora segnalato alcun caso ufficiale della B.1.1.529 e che non è non è stato incluso tra i paesi dell’Africa centromeridionale verso i quali Israele ha interrotto subito i collegamenti aerei. Nell’elenco dei «paesi rossi» ci sono anche le Mauritius, le Seychelles e Madagascar. Chi arriverà dall’Africa centrale e meridionale dovrà andare in isolamento immediato a casa e sarà controllato. Tutti quelli che sono stati nei paesi africani e che sono arrivati in Israele da altri scali dovranno sottoporsi al test molecolare e restare in isolamento fino al risultato.

IL GOVERNO ha anche deciso l’acquisto di dieci milioni di tamponi in grado di identificare la nuova variante. La direttrice del programma di salute pubblica del ministro della sanità, Sharon Elroy-Preis, ha proposto di chiudere subito per una settimana l’aeroporto internazionale Ben Gurion per impedire l’ingresso nel paese di possibili contagiati dalla B.1.1.529.
L’allarme per la variante sudafricana giunge mentre le autorità sono impegnate a smentire voci e dichiarazioni secondo le quali la protezione offerta dal vaccino, anche con la terza dose, tenderebbe a calare già nelle settimane immediatamente successive alle inoculazioni. «La protezione non scende velocemente, piuttosto se c’è un aumento dei contagiati (in Israele) ciò è dovuto al fatto che abbiamo ancora tanti individui che non sono immunizzati», ha spiegato Sharon Elroy-Preis al quotidiano Haaretz aggiungendo che i tre quarti dei nuovi contagiati non sono vaccinati e che il 15% hanno ricevuto la seconda dose da più di sei mesi. I dati disponibili al momento, ha sottolineato la funzionaria del ministero della salute, «indicano che gli anticorpi prodotti dalla terza dose sono più forti e di migliore qualità» rispetto a quelli sviluppati dalle prime dosi e questo «lascia sperare in una protezione maggiore per un periodo più lungo di tempo».

ISRAELE questa settimana ha iniziato a vaccinare i bambini tra i 5 e gli 11 anni. Sono 1,2 milioni gli israeliani con una età inferiore ai 12 anni non vaccinati e potrebbero, oltre a contribuire alla diffusione del virus, contrarre il long Covid, la sindrome multisistemica infiammatoria che colpisce non pochi di coloro che si sono ammalati a causa del virus.