Triste anniversario di un anno all’Eliseo per François Hollande. Ufficialmente, la data non verrà celebrata e il primo ministro, Jean-Marc Ayrault, ha trovato la scusa di un’agenda troppo piena per annullare una sua prevista partecipazione a un incontro di giovani socialisti. La ricorrenza verrà invece ricordata nelle piazze. Domenica 5, il Front de Gauche organizza un corteo a Parigi contro l’austerità e a favore di un cambiamento istituzionale, per la VI Repubblica. Al corteo parteciperà anche l’ex candidata alle presidenziali di Europa Ecologia-I Verdi, Eva Joly, mettendo in imbarazzo i suoi ancora compagni di partito, che sono presenti nel governo Ayrault con due ministri. Altre manifestazioni, sempre domenica, riempiranno le piazze ancora contro il matrimonio omosessuale, benché sia ormai stato approvato dal parlamento e attenda solo di venire promulgato (dopo il giudizio del Consiglio costituzionale, a cui si è rivolta la destra).

Disoccupazione ai massimi (5 milioni in cerca di lavoro, 3,2 senza nessuna occupazione), deficit incomprimibile, riforme sul lavoro che spaccano la maggioranza e che hanno distrutto l’unità sindacale, come si è visto con i cortei e i meeting separati del primo maggio. E in prospettiva, una stretta che dovrà continuare, stando alle raccomandazioni che Bruxelles renderà note il prossimo 29 maggio. La fronda contro l’austerità a oltranza ha raggiunto anche le fila del Partito socialista, che ha accusato in un documento Angela Merkel di fare una “politica egoista” che soffoca l’economia europea. Il governo, per contrattaccare, ha diffuso ieri un prontuario che fa il punto sull’attuazione dei 60 impegni di campagna di François Hollande.

Un documento di una cinquantina di pagine, più simile a una pubblicità che a una riflessione. Dalla banca pubblica di investimenti alla giustizia, dalle politiche per i giovani a quella della casa, fino al matrimonio per tutti, tutto è passato in rassegna sotto un punto di vista ottimista.
Ma i sondaggi dicono che a un anno dall’elezione ormai solo il 24% dà fiducia a Hollande, che oggi non solo non sarebbe più eletto di fronte a Sarkozy, ma sarebbe superato al ballottaggio da Marine Le Pen. Il principale rimprovero che viene fatto a Hollande è di non aver mantenuto l’impegno di “riorientare la politica europea”: l’austerità e il rientro a passo forzato nei parametri di deficit e debiti sono rimasti i capisaldi della gestione dell’economia europea. Hollande, che per carattere evita il confronto diretto, non ha saputo aprire una dialogo deciso con Merkel, né creare attorno a sé uno schieramento in grado di fare pressioni su Berlino per una svolta in politica economica che, alla lunga, sarebbe andata a vantaggio anche degli stessi tedeschi che, di fronte a un eventuale crollo del sistema della zona euro, metterebbero a repentaglio i loro risparmi.