Corruzione, truffa e falso. Sono le ipotesi di reato a carico dei primi indagati nell’inchiesta avviata alcuni mesi fa dalla procura di Foggia sulla gestione del Cara (Centro accoglienza richiedenti asilo) di Borgo Mezzanone, a Manfredonia.

L’indagine, coordinata dal procuratore Leonardo Leone De Castris con i sostituti Dominga Petrilli e Francesco Diliso, è partita da una segnalazione della polizia impegnata nel contrasto del caporalato.

Gli agenti avevano constatato che molti braccianti arrivavano proprio dal Cara, struttura in cui vivono oltre mille migranti. Dalle ricerche sulla sua gestione erano emersi molti elementi che avevano attirato l’attenzione degli inquirenti.

Pochi giorni fa lo stesso Cara di Borgo Mezzanone è finito nell’occhio del ciclone dopo un’inchiesta giornalistica del settimanale l’Espresso che ha rivelato le condizioni di vita inumane a cui sono sottoposti i migranti. Per questo una nuova indagine è stata disposta dal ministro dell’Interno Angelino Alfano.

Ieri l’Arci ha chiesto la chiusura di tutti i Cara «a favore di un’accoglienza diffusa e dei piccoli numeri».