L’Italia è sestultima nell’Unione Europea per utilizzo dei fondi strutturali europei. Con una quota del 37%, è la seconda beneficiaria dei fondi ma è soltanto al 23/o posto su 28 stati membri per tasso di impegno dei finanziamenti in progetti già selezionati. Peggio fanno la Spagna (24%) e Romania (26%), rispettivamente terzo e quarto maggiori beneficiari.

In cifre questo significa che l’Italia può contare su 73,67 miliardi di euro (42,67 provenienti dal bilancio europeo). Il 37% dei fondi impegnati equivalgono a 27,103 miliardi, ma solo 2,45 miliardi di questi (il 3% del totale) sono stati spesi. Si conferma la storica incapacità di utilizzare i fondi erogati da Bruxelles suddivisi in cinque campi e a disposizione degli Stati membri dell’Ue: il fondo agricolo per lo sviluppo rurale, per la coesione, per lo sviluppo regionale, per la pesca e fondo sociale. Secondo la relazione della Commissione Ue, a fine ottobre erano stati impegnati circa il 44% dei fondi per un totale di 278 miliardi di euro, cofinanziamento nazionale compreso. In cima alla lista c’è la Polonia (40%), di gran lunga il primo beneficiario europeo.

A fine 2016 erano stati selezionati due milioni di progetti finanziati dall’Ue, vale a dire un milione in più rispetto all’anno precedente. Quasi 793 mila imprese hanno ricevuto i fondi europei e hanno creato circa 154mila nuovi posti di lavoro. Sette milioni e 800mila persone hanno ricevuto un contributo da questi fondi per le «politiche attive», ovvero per la ricerca di occupazione e allo sviluppo delle «competenze», due obiettivi stabiliti dalle politiche neoliberali che riguardano l’«occupabilità» dei cittadini europei.

Altri, cospicui fondi sono stati investiti a sostegno delle piccole e medie imprese, nella ricerca e in un’economia a basse emissioni di carbonio: complessivamente 13 miliardi di euro, quasi due miliardi di euro in più rispetto ai finanziamenti del periodo 2007-2013. I progetti a sostegno delle Pmi selezionati fino ad ora nel quadro del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) hanno mobilitato finanziamenti privati per un importo di 11 miliardi e cinque milioni di euro, a fronte di un obiettivo di 42 miliardi di euro

Dal documento della Commissione Ue emerge una vistosa accelerazione nell’ultimo anno sia dal punto di vista della selezione dei progetti (a fine 2016 era al 28,4%) sia da quello dei pagamenti agli Stati membri, che è passato dal 9% al 13%. A tre anni dall’inizio dell’attuale periodo di programmazione che nel bilancio Ue vale 454 miliardi di euro, 638 miliardi aggiungendo il contributo degli Stati membri.