«Ora la data del congresso c’è, Epifani finalmente l’ha data. Sarà l’occasione per ricostruire un grande partito riformista in Italia. Le regole sono quelle che ci sono già, con modifiche lievi e non divisive. Ed è un bene: faremo una discussione serena non solo con gli iscritti e i militanti, ma anche con chi ha a cuore il futuro del Pd».
Gianni Pittella, è sicuro che il congresso sarà il 24 novembre? Marina Sereni dice che deciderà l’assemblea di settembre.
Guardi, io penso di stare in un partito in cui non si imbroglia. Alla direzione di giovedì ho sentito con le mie orecchie la voce della presidente Sereni, che conosco come una persona seria, che ha detto: «La data è quella anticipata dalla precedente riunione», ovvero quella del 24 novembre.
Lei, con Bettini ed altri, ha firmato un testo che chiede di fare la legge elettorale e tornare al voto.
La legge elettorale è urgentissima. Va fatta subito, a settembre. Non va messa nel calderone delle riforme, significherebbe non farla. Se poi ci sarà un giorno un pacchetto di riforme più ampio, la adegueremo. Ma nel frattempo il Porcellum va modificato non solo nel premio di maggioranza ma anche nel diritto dei cittadini di scegliere chi eleggere. Anche alcune misure economiche sono altrettanto urgenti: ridurre la pressione fiscale sul lavoro e sulle imprese, restituire alle piccole e medie imprese quanto avanzano dallo stato, misure sul lavoro dei giovani. Il governo Letta si può dare un orizzonte anche più ampio di 30-60 giorni. A patto che qualcuno non lo faccia saltare.
Intende Berlusconi o il Pd?
Berlusconi. Prima tutta la storia della grazia e della clemenza, ora le parole sull’Imu. Berlusconi torna alla carica per l’abolizione indiscriminata: una misura iniqua che mette sullo stesso piano cittadini che hanno una casetta e cittadini che hanno ville e castelli.
Se Berlusconi fosse conseguente a queste ultime affermazioni, voi del Pd non sareste costretti ad essere – uso un’espressione di D’Alema – «i guardiani della stabilità», per non tornare al voto con il Porcellum?
Escludo il ritorno alle urne con il Porcellum, i cittadini ci verrebbero a cercare con i forconi. La stabilità è un bene, e Letta merita un incoraggiamento, ma è un bene che debbono garantire tutti. Chi lo mette a repentaglio se ne assumerà la responsabilità di fronte al paese.
Se il Pdl minacciasse tornare al voto con il Porcellum, il Pd dovrebbe cercarsi una diversa maggioranza?
Se non c’è la volontà del Pdl di cambiare la legge elettorale, il parlamento è sovrano.
Il Pdl sceglie il leader per via dinastica. Resta intatta la questione del conflitto di interesse nel nostro paese.
Un’altra legge da fare subito. La mia parte si deve riscattare di tanti rinvii con un’azione fortissima e decisissima in parlamento. E se il Pdl non ci sta, il Pd dovrà cercare il consenso nel resto del parlamento.
Nel caso si andasse al voto, quale sarebbe la finestra temporale consigliabile?
Se il governo Letta porta a casa la legge elettorale, il conflitto d’interessi e alcuni provvedimenti economici, avrà un attivo positivo e potrà portare il paese al voto nella primavera del 2014, prima del semestre europeo. Dove poi l’Italia potrà presentare a sua volta un governo più solido con una maggioranza solida, che io auspico di centrosinistra.
Se si andasse al voto subito, salterebbe il congresso del Pd?
Se il Pdl facesse cadere il governo, ma è uno scenario apocalittico, le primarie sarebbero di coalizione per la premiership. Ma è uno scenario che va assolutamente evitato, innanzitutto per gli interessi dell’Italia. Qualsiasi altra ragione per rimandare il congresso del Pd significa non solo un vulnus alla democrazia interna ma un atto di certificazione della morte del Pd.
Lei, Pittella, è candidato segretario del Pd. Renzi è il suo candidato premier?
Sicuramente. Renzi è un’energia dirompente e straordinaria per il rinnovamento , ed è capace di aggregare al di là del perimetro del centrosinistra. Ha una visione moderna del paese. Ma qualcosa nella sua visione va meglio focalizzato: l’ancoraggio europeo, alcuni aspetti di equità e di coesione del paese, l’attenzione per il Mezzogiorno, tutte cose indispensabili per una vera forza riformista.