Quattro Stati Usa stanno contando i voti delle elezioni primarie che si sono svolte ieri. L’attenzione è sul Minnesota, dove si vota per sostituire l’ex senatore democratico Al Franken che si è dimesso dopo accuse di cattiva condotta sessuale, e sul Wisconsin, dove si compete per l’ufficio del governatore e un po’ di seggi della Camera, e dove si deve rimpiazzare il portavoce repubblicano, Paul Ryan.

Gli elettori si sono recati alle urne anche nel Connecticut e nel Vermont, dove una donna potrebbe diventare il primo governatore transgender dell’Unione. Dal Vermont arriva anche la candidatura più pittoresca: Ethan Sonneborn, studente 14enne candidato a governatore grazie a una peculiarità nella Costituzione di questo Stato che non impone un limite di età per competere per il governo, ai candidati basta aver vissuto nel Vermont per almeno quattro anni, Ethan vi vive da quando è nato. Il giovanissimo candidato si riconosce nell’ala progressista del partito democratico, e sul suo sito si definisce un difensore delle famiglie della classe media e operaia, con idee ben precise riguardo alla riforma del sistema sanitario, allo sviluppo economico e all’istruzione, tutti temi cari a Bernie Sanders che ha lanciato la sua rivoluzione politica proprio dal Vermont.

Mentre scriviamo i seggi sono ancora aperti ma i segnali che arrivano sono un’altra conferma sul trend delle ultime tornate di primarie che hanno visto i partiti rispecchiare la polarizzazione delle loro basi, esprimendo candidati fino a pochi anni fa impensabili, mentre l’establishement si ritira, come nel caso di Ryan.

Nella tempesta annunciata delle elezioni di midterm che si terranno a novembre, la Casa Bianca continua ad aggrapparsi alla tecnica fino ad ora fallimentare di far fuori i propri oppositori; gli ultimi ad essere licenziati sono stati Peter Strzok, agente dell’Fbi con 20 anni di esperienza, e Omarosa Manigault Newman, ex star del reality trumpiano The Apprentice, ex collaboratrice del dipartimento della Comunicazione. Strzok faceva parte del team d’indagini sul Russiagate e aveva fatto parte di quelle sull’uso delle mail private da parte di Hillary Clinton quando era segretaria di Stato, la ragione della sua disgrazia sono stati degli sms mandati a una collega, molto critici nei confronti di Trump. Il licenziamento, che secondo il suo avvocato, Aital Goleman, «non è in alcun modo una procedura normale», è avvenuto nonostante l’Fbi avesse deciso di procedere solo con una sospensione di due mesi e un demansionamento.

Omarosa, invece, era stata licenziata a dicembre ma si riparla di lei in quanto è prossima l’uscita del suo libro al vetriolo dove definisce Trump «razzista e misogino», e alla rete tv Nbc ha recentemente rivelato di averlo sentito usare la parola taboo per eccellenza: negro. Ora il team di Trump ha chiesto un’azione di arbitraggio contro di lei, per aver violato accordi di riservatezza in seguito alla diffusione da parte della donna di audio compromettenti per il presidente e per il capo di gabinetto, registrati nella situation room, quella che dovrebbe essere la stanza più schermata al mondo.