Nervi a fior di pelle nel Pd. La crisi di governo – paventata, augurata, per lo più gonfiata dalle opposte propagande – già incrina l’unanimità democratica raggiunta, per una volta, sulla decadenza del Cavaliere dal senato. Succede che ieri il deputato Davide Zoggia, durante la trasmissione Omnibus di La7, si fa sfuggire il ’dubbio’ che circola in questi giorni al Nazareno. Le primarie, dice, «sono uno strumento fondamentale e principale per la selezione della classe dirigente» e «se ci saranno i tempi è evidente che saranno realizzate». D’altro canto «se dovessimo votare entro fine anno i tempi sarebbero estremamente ridotti e per la scelta del premier valuteremo quale sarà la strada migliore: se fare le primarie in poche settimane o se ci sarà un’altra valutazione». Deciderà l’assemblea del 20 settembre che avrà «molto più chiara la situazione politica». Sempreché il 20 settembre la situazione sia davvero più chiara: e potrebbe non esserlo, visto che la vicenda della decadenza del Cav non sarà ancora conclusa.

Il responsabile dell’organizzazione è un bersaniano ardito, celebre nel Pd per aver cantato vittoria il triste pomeriggio della «non vittoria» del voto di a febbraio. E infatti anche stavolta va oltre e «endorsa» Enrico Letta candidato premier: «Mi pare che abbia davvero presentato una statura anche internazionale che va tenuta in grandissima considerazione».

I renziani la prendono malissimo: «Spesso non vale la pena replicare a Zoggia ma stavolta le sue dichiarazioni hanno superato il limite del buonsenso», attacca Dario Nardella. «Mi chiedo perché un partito si chiami democratico se rifiuta un congresso indispensabile dopo la sconfitta, ed esclude le primarie per la scelta del candidato premier in contrapposizione ai suoi principi fondativi. Un’idea così autoritaria e autoreferenziale che, se non smentita, potrebbe innescare una spirale suicida per il Pd». Quanto a Letta «queste dichiarazioni irresponsabili non fanno altro che danneggiare lui e il governo, lasciando pensare che la crisi sia cosa già scontata». Gli fanno eco i senatori Nadia Ginetti e Mario Morgoni: «Forse Davide Zoggia si è lasciato influenzare da falchi e pitonesse del Pdl». In effetti nel Pdl sono in molti a cavalcare la gaffe per coprire i guai di casa propria. Anche perché quanto a gaffe il Pd non si fa mancare proprio niente. Ieri il Fatto ha pizzicato un D’Alema versione schietta un comizio a Taizzano, nel ternano. Che fra l’altro diceva: «Letta è solo un leader di transizione per un governo momentaneo e con un programma di scopo. Non sarà utile una seconda volta. Per il futuro immagino i Cuperlo alla segreteria del Pd e Renzi a Palazzo Chigi». È quello che D’Alema sostiene pubblicamente. Ma certo, non è un complimento per il presidente del consiglio.

In questi giorni Enrico Letta continua a dire ai suoi: «Non ragiono su piani B, sono concentrato sul sul programma che mi sono dato: Europa sociale e della crescita, non solo del rigore, rilancio economico del nostro paese e riforme, legge elettorale in primis. E naturalmente, nessun baratto fra vicende giudiziarie del leader del Pdl e governo». Parlare di subordinate evidentemente alimenta il sospetto che a Palazzo Chigi si ragioni già sul ’dopo’. Ma qualcuno lo fa. Anche perché ormai Franceschini e Bersani, dopo aver a lungo cercato altre strade, hanno individuato in Letta il candidato in grado di stoppare Renzi. Tanto più che nella bufera politica in corso, i sondaggi danno il gradimento del premier in aumento.
Il viceministro Stefano Fassina lo ammette: premesso che «non credo che il Pdl si spingerà fino a provocare la caduta del governo. Nessuno vuole il caos: né le imprese, né i lavoratori, né o cittadini» tuttavia «Letta è in campo, mancherebbe non lo fosse. In questa fase si sta comportando con fermezza ed equilibrio, stupendo persino molti di noi. I galloni di candidato premier se li è guadagnati sul campo». Quanto alle primarie, «non ha senso parlarne oggi: se ci saranno le condizioni ovviamente le faremo». E se l’eventualità di non farle agita qualcuno «si agiti pure».

Più cauto ma sulla stessa linea Marco Meloni, giovane deputato lettiano: «Discussione fuori tempo, certe ipotesi il solo evocarle è sbagliato. Se ci fosse un’emergenza straordinaria e drammatica se ne discuterà: ma non è all’orizzonte. E però certo che Letta candidato premier è più che plausibile. Sarò anche il meno imparziale, ma il consenso raccoglie è ampio e crescente. È il più popolare in questo momento e si capisce anche perché: sta lavorando bene».