«Confermo che sono candidato alle primarie e non ho intenzione di ritirarmi»: il sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, non molla la competizione per la scelta del candidato governatore della Campania. Il giorno dopo la condanna in primo grado a un anno per abuso d’ufficio (con pena sospesa), nel processo sul termovalorizzatore cittadino, puntualizza: «Ho detto che mi sarei ritirato se condannato per peculato ma non per abuso d’ufficio, poiché rivendico i miei atti politici. Ho rispetto per la magistratura che sa cos’è lo Stato di diritto e conosce la legge. Non nutro rispetto per chi non sa cos’è il diritto. Questa mia vicenda deve diventare una vicenda simbolo in Italia». Nel 2008 De Luca, in qualità di commissario di governo per la costruzione dell’impianto, scelse il suo capo staff Alberto Di Lorenzo come project manager, anche se non aveva i titoli per ricoprire l’incarico.

Ieri pomeriggio ha riunito i suoi simpatizzanti nella sede del comune, in attesa che in serata dalla prefettura arrivasse il decreto di sospensione dalla carica di sindaco, in base alla legge Severino. Al suo posto subentrerà il vice, nominato mercoledì, Enzo Napoli. Un film già visto con il collega partenopeo Luigi de Magistris e, proprio come de Magistris, De Luca farà opposizione (ma dovrebbe pronunciarsi anche la Corte costituzionale). Intanto resta in campo: in base alla norma, potrebbe essere eletto governatore anche se poi non potrebbe entrare in carica. Il procuratore della Repubblica di Salerno, Corrado Lembo, ha sottolineato: «Chi si trovi in una situazione di condannato, anche solo in primo grado, dovrebbe in qualche modo subire la sospensione dalla carica pubblica. Si tratta di una cautela ritenuta necessaria dal legislatore».

Di parere opposto de Magistris, che per un mese fu costretto a inventare la carica di ’sindaco di strada’ («La mia vicenda giudiziaria è diversa ma la legge Severino va cambiata») e Piero Fassino (che presiede l’Anci): «C’è la necessità di una verifica dello stato di applicazione della legge Severino». La giornata ha rischiato di complicarsi ancora: i giudici della corte di Appello di Salerno ieri avrebbero dovuto esprimersi sulla decadenza di Vincenzo De Luca da primo cittadino per l’incompatibilità tra l’incarico di sindaco e quello di vice ministro (durante il governo Letta), il verdetto è stato però rimandato al 16 aprile.
Rimandata anche la risoluzione del rebus primarie. Il deputato salernitano Guglielmo Vaccaro (quello che a febbraio scorso si era barricato nella sede cittadina del Pd in polemica col sindaco) lancia la prima pietra: «Non ci sono più le condizioni per candidare De Luca. Non esistono le condizioni per celebrare le primarie il primo febbraio. Speriamo adesso che Andrea Cozzolino e Angelica Saggese ritirino la loro candidatura. Consentiranno così alla direzione regionale, di concerto con il partito nazionale, di indicare la soluzione ideale per la guida della nostra coalizione alle elezioni». In attesa dell’intervento da Roma, Cozzolino tiene la posizione: «Spetta al Partito democratico decidere secondo le sue regole se chi è condannato possa correre o meno. Uscire dal percorso delle primarie è impossibile».