Per quasi tutto il tempo dell’intervista tiene in braccio la piccola Maria Vittoria che gorgheggia. La bimba è nata un mese dopo il referendum del 4 dicembre. Quello in cui Anna Falcone, avvocata, calabrese, di famiglia socialista – non craxiana – è stata in prima fila. «L’anti Boschi», hanno scritto di lei. «È competente ed efficace» dicono i suoi compagni, quasi tutti di un’età rispettabile (lei ha passato da poco i quaranta).

È anche una bella donna. Mezzo sorriso: «Chi mi ascolta non bada alla mia faccia». Falcone è firmataria, con lo storico dell’arte Tomaso Montanari, di un documento intitolato «Un’alleanza popolare per la democrazia e l’uguaglianza» che lancia l’appuntamento civico del 18 giugno al Brancaccio.

«Una sola sinistra», avete scritto, «in una sola lista». Conosce la tradizione di conflitti in quest’area. Come pensate di unirla?

Prima di una lista abbiamo chiesto una convergenza su un percorso unitario. Crediamo che le tante anime della sinistra ma anche le forze civiche, spesso cuore di tante iniziative di successo, possano convergere su alcuni punti. Prima del nostro appello a sinistra c’era un dibattito tutto incentrato sulle leadership e poco sui programmi. Vogliamo mettere insieme un’area della sinistra più sinceramente democratica – io non ritengo il Pd un partito di sinistra – per dare una risposta alle diseguaglianze e al senso di ingiustizia diffuso. Con il 18 iniziamo un percorso partecipato individuando cinque-dieci punti.

Come li sceglierete?

Terremo un dibattito aperto. Stiamo raccogliendo i contributi, ogni partecipante avrà una scheda. Il programma concreto verrà scritto nelle assemblee territoriali. Noi ci facciamo garanti che siano aperte e democratiche.

Noi cioè lei e Montanari?

Noi due, due innamorati della costituzione e convinti che Davide può sconfiggere Golia. Il 4 dicembre è già successo.

Voi siete «civici», ma avete raccolto il sì entusiasta dei piccoli partiti: Sinistra italiana, Prc, Pci, Possibile, alcuni socialisti. Come eviterete l’eterna diatriba fra civici e politici?

Non forzeremo nessuno. Chiediamo di aderire ad un progetto. Il nostro non è un partito né un movimento, ma un percorso democratico. Chi è d’accordo con i punti andrà avanti. Qualcuno forse vorrà aderire dopo. La nostra non è una scelta di potere, ma di concretezza e costruttività.

Come sceglierete i candidati?

Individueremo insieme i metodi democratici. Partiremo anche da segnalazioni spontanee, di persone valide, anche senza identità politica definita.

Insomma farete le primarie?

Questo termine è stato svalutato da Renzi. Nel Pd le primarie sono diventate un modo per aderire a una scelta indicata dalla segreteria. Ma la selezione sarà democratica, il voto di uno varrà uno. Magari troveremo un metodo più trasparente. Vogliamo fare un upgrade della democrazia.

Pisapia invita Renzi a fare le primarie. Mdp invita voi a partecipare alle primarie della sinistra. Potreste aderire, almeno a queste ultime?

Prima bisogna intendersi: una selezione democratica si fa se si è d’accordo sui fondamentali. Sfidarsi fra idee di società opposte è inutile e anche un tradimento. Al centro del nostro lavoro c’è l’applicazione della Costituzione.

Insomma ci starete?

Con Renzi mai. Pisapia invece si rivolge a un mondo con cui possiamo condividere una vasta parte del nostro programma. Per questo mi stupisce che proponga le primarie a Renzi. Non credo che possa convergere con il Pd che ha aumentato le diseguaglianze, aggravato la perdita dei diritti e sostituito le politiche sociali con i bonus. Noi siamo su un orizzonte alternativo. Con Pisapia può iniziare un discorso, ma prima dobbiamo parlare dell’orizzonte.

Pisapia chiama il mondo a cui si rivolge «centrosinistra», e si rivolge a Prodi.

La categoria del centrosinistra è superata, oggi anche i molti cattolici chiedono politiche molto più di sinistra. Papa Francesco ne è l’emblema. Detto questo, noi ci rivolgiamo a cittadini, non a singole personalità.

Intanto però la sinistra litiga. Credete di avere il vaccino per questa malattia?

Avevamo due scelte: o non fare nulla o lanciare una sfida e chiedere a chi sente la nostra esigenza di lavorare con noi. Non ci mettiamo a capo di niente. Sappiamo che la strada sarà difficile e accidentata. Ma ci sono dei momenti della vita in cui bisogna prendersi delle responsabilità.

Il primo luglio sarete a piazza Santi Apostoli con Pisapia?

Noi lo abbiamo invitato il 18 giugno, se da parte sua c’è una volontà di dialogo bene. Non dipenderà da noi.

Lei ha partecipato al lancio di Art.1. C’è chi dice che dietro di voi c’è D’Alema. È così?

Se è dietro di noi, non ce ne siamo accorti. Non ho nessun rapporto personale con D’Alema, mi avevano invitato per avere la voce di una giovane giurista del No.

Di liste civiche lei ha già un certo know how. Si è candidata con Ingroia. Ingroia, icona dei giustizialisti, lei avvocata garantista.

Ma il guaio non fu quello. Quel processo si inceppò sulla democrazia: non fummo noi a scegliere il leader né i candidati. Invece era una lista partita dal basso. Ero stata indicata dalle assemblee calabresi, fui candidata in Sicilia e in Lombardia, alla fine feci la campagna per spirito di servizio.

Oggi Ingroia fa appello ai 5 stelle. Voi con i 5 stelle in che rapporti siete?

Al momento nessuno. Hanno avuto il merito di interrompere l’assetto incrostato della politica italiana. Ma sono tutti incentrati sulla richiesta di onestà e trasparenza. Che non basta. Noi chiediamo rappresentanza per tutti quelli che si sono impoveriti, la classe media scivolata in precarietà, per i diritti costituzionali.

Con voi invece ci sarà Luigi De Magistris, con cui lei ha collaborato.

No, ero stata indicata nel cda della Bagnolifutura. De Magistris parteciperà alla nostra assemblea. Con Dema c’è un rapporto e una sintonia, ma anche loro decideranno come tutti in che termini partecipare. Ma ci auguriamo che siano una parte importante del nostro progetto.

Vi rivolgete al popolo del No. Pisapia e Enrico Rossi hanno votato sì. Non li volete?

Non abbiamo mai escluso chi ha votato Sì. Il punto è un altro: perché lo hanno fatto? Perché hanno creduto nella favola di Renzi oppure perché hanno creduto in un progetto che andava a toccare i principi fondamentali della Carta? E ora chiediamo: «Vi riconoscete nell’obiettivo prioritario dell’attuazione della Costituzione?». Noi non siamo i censori di nessuno. La discriminante sta nell’aderire a questo progetto e essere credibili.

Vuol dire che chi ha votato Sì per voi non è credibile?

Lo decideranno le persone che aderiranno a questo progetto. Ognuno si presenterà con la sua storia.