Una sorta di diritti di “serie B” da riservare agli stranieri che arrivano nel paese. È questa la proposta avanzata da alcuni esponenti del governo belga di fronte al forte aumento dei richiedenti asilo che tra luglio e agosto ha fatto registrare una crescita del 40% rispetto al 2014.

Dopo che anche a Bruxelles, nelle ultime settimane le autorità sono state colte alla sprovvista, con ricoveri di fortuna insufficienti rispetto agli arrivi, il dibattito sul tema ha raggiunto toni esasperati.

E ha finito per mettere in evidenza tutta la debolezza di un esecutivo in cui risulta determinante il ruolo dei nazionalisti fiamminghi, spesso affini all’estrema destra del resto d’Europa. Formato ad ottobre dello scorso anno dopo la crisi del governo del socialista Elio Di Rupo, la vita del nuovo esecutivo di centrodestra che ha scelto come premier il liberale wallone Charles Michel, poggia sul sostegno della la Nieuw-Vlaamse Alliantie, Nuova alleanza fiamminga, forza di maggioranza delle Fiandre, dove supera il 30% dei consensi che, insieme al mai sopito spirito indipendentista, propone un mix di liberismo economico, protezionismo sociale, ma solo per i fiamminghi, e xenofobia “soft” che le ha consentito di svuotare il bacino elettorale della destra radicale del Vlaams Belang, recuperandone qualche quadro politico di rilievo.

Uno di questi è l’uomo che il partito fiammingo ha indicato come propria principale pedina nella squadra di governo, il vicepremier e ministro degli Interni Jan Jambon, cresciuto politicamente nell’estrema destra. Lo scorso anno fecero scandalo alcune foto che lo ritraevano solo all’inizio del decennio tra gli ospiti di un meeting di Jean Marie Le Pen a Bruxelles o ad un incontro del Sint-Maartensfonds, l’associazione che riunisce gli ex collaborazionisti delle Fiandre con la Germania hitleriana. Ed è a lui, insieme ad un altro esponente della N-VA, il segretario di Stato all’Asilo, Theo Francken, che spetta intervenire all’attuale emergenza profughi.

Se già in precedenza Jan Jambon aveva suscitato polemiche annunciando il progetto, suo e del suo partito, di «rivedere in senso restrittivo le norme sulla concessione dell’asilo politico e dello status di profugo», negli ultimi giorni l’esponente nazionalista ha spiegato come si debba riflettere bene «prima di concedere a chi arriva qui ogni sorta di copertura sociale» e come sia forse meglio pensare, questo in concerto con il collega Francken, ad uno «statuto speciale» che non offra ai rifugiati le stesse chance di cui dispone un cittadino belga. Il tutto, con la considerazione che «di fronte ad una crisi di queste proporzioni, bisogna pensarci bene prima di promettere il paradiso a chicchessia».

Per confermare che non si trattava di una sparata estiva, è sceso in campo anche il vero uomo forte del nazionalismo fiammingo e, si dice, possibile futuro leader del paese, il presidente della N-VA Bart De Wever che ha preferito non entrare nella compagine governativa, conservando il posto di borgomastro di Anversa, un tempo bastione sindacale e socialista, tirando da lì le fila della politica nazionale. Secondo De Wever, quello di uno «statuto separato», ma lui preferisce definirlo «specifico», per i rifugiati è l’unica soluzione possibile se non si vuole che il welfare belga affondi metaforicamente sotto il peso dei barconi che arrivano dalla sponda sud del Mediterraneo. «Altrimenti, come facciamo a spiegare a chi ha pagato tutta la vita le tasse per mantenere il sistema che chi è riconosciuto come rifugiato arriva qui e da un giorno all’altro riceve un salario, una casa e perfino gli assegni famigliari?».

Pensare che a luglio, prima che i profughi diventassero il cuore del dibattito politico anche in Belgio, aveva suscitato grande emozione la fiction Le Mur (Il Muro) presentata al festival di Bruges che racconta di un paese diviso in due tra una repubblica wallone del sud e una fiamminga del nord, impegnate in una guerra civile, e in cui gli abitanti delle zone “miste” devono portare sugli abiti dei segni distintivi della loro appartenenza comunitaria, un po’ come le stelle gialle degli ebrei durante l’occupazione nazista.