Da sempre gli abissi e le grandi vastità marine hanno stimolato la fantasia umana. Balene, capodogli, orche, delfini che in quelle acque abitano hanno scatenato l’immaginazione di poeti e poetesse, scrittori e scrittrici, diventando protagonisti/e di miti e leggende. Forse è per questo che scatena molto entusiasmo, in chi ha a cuore il bene comune, la notizia che le innumerevoli specie di cetacei che popolano il Mediterraneo potranno navigare, giocare, riprodursi, in una vasta area di mare, senza rischiare di essere uccise dalle attività che l’uomo realizza nell’ecosistema marino.

Il 22 novembre scorso, il Ministero dell’Agricoltura, Pesca e Ambiente spagnolo ha dato il via alla consultazione pubblica, che durerà 30 giorni, sul decreto reale con cui ha deciso di sottoporre a particolare protezione il corridoio migratorio fra nord e sud dei cetacei. L’approvazione del provvedimento è condizione indispensabile per far sì che l’area individuata venisse inserita nella lista delle zone specialmente protette per il Mediterraneo (Zepim), previste dalla Conferenza di Barcellona. L’area occupa una superficie di 46.262 chilometri quadrati ed è compresa fra la costa catalana, quella valenciana e l’arcipelago delle Baleari. Dista solo qualche centinaio di chilometri dal santuario dei cetacei situato nel bacino corso-ligure. Non si tratta solo di un provvedimento di grande importanza per la tutela dei cetacei e il delicato ecosistema del Mediterraneo, ma soprattutto di una decisione che lascia pochissimi margini a ripensamenti o a interventi che ne annacquino i contenuti di tutela che dispone.

E’, infatti, più che giustificato il timore che gli interessi forti, a cominciare da quelli dei petrolieri, tenteranno di vanificare il provvedimento, magari provando a far convivere le misure di protezione decise, con l’approvazione di qualche autorizzazione alle ricerche petrolifere, che numerose compagnie da tempo hanno richiesto al ministero dell’Industria spagnolo, proprio nelle zone appartenenti al corridoio. Questi tentativi sono stati in gran parte vanificati dalla approvazione della mozione vincolante, presentata nella commissione ambiente del parlamento nazionale, da Unidos Podemos che ha deciso, col voto favorevole di tutti i gruppi, meno quello del Partito Popolare, una moratoria di qualsiasi attività, in particolare perforazioni e indagini per ricercare petrolio.

Non può non colpire favorevolmente che questa volta fra due interessi contrapposti, salvaguardia dei cetacei da un lato e autorizzazioni alle trivelle dall’altro, a prevalere siano i cetacei e la tutela dell’ecosistema marino. Solitamente a essere premiati sono i soloni del dogma dell’eterna crescita e quel loro ridicolo ripetere che gli interessi ambientali devono coniugarsi con quelli dello sviluppo e dell’occupazione. Speculatori e i loro mediocri sponsor politici ripetono questo mediocre ritornello ogni volta che un’opera pubblica entra in contrato con l’ambiente. Sembra una formula magica visto che fino ad ora si è deciso di sacrificare l’interesse generale e lasciare via libera a quello particolare, che sia estrarre petrolio o insudiciare il mare o cementificare una costa in nome del turismo tutto compreso. L’ambientalismo scientifico e la sua tormentata navigazione verso la sostenibilità ambientale e sociale ha fatto naufragio tutte le volte che ha tentato di combinare questi due interessi. Ecco perché è un segnale di forte discontinuità che questa volta la decisione dia priorità ai cetacei e non alle trivelle.