Ieri il presidente Mattarella è salito sul Monte san Michele in occasione dei 100 anni della folle decisione dei governanti italiani di mandare a morire 650.000 soldati. Alla stampa è stato distribuito il suo discorso: parole lontane dalla retorica ufficiale e dal clima delle celebrazioni, parole serie e gravi che richiamano all’impegno per la ricerca storica. Tuttavia dalla versione ufficiale (letta dal presidente e pubblicata sul sito web del Quirinale) sono misteriosamente scomparse due frasi (leggibili invece sulla cronaca di Repubblica.it). In esse il presidente invitava ad «approfondire» e a prestare attenzione «alla giustizia sommaria» e «alla decisione del governo italiano di non spedire aiuti e alimenti ai nostri soldati prigionieri nei campi nemici per non incoraggiare le diserzioni».

Due fatti storici che evidentemente qualche consulente della Presidenza ha vergognosamente pensato di cancellare, perché richiamavano il clima di terrore voluto dal generale Cadorna (esecuzioni senza processo o con processi farsa, decimazioni repressive o punitive) e la scelta di abbandonare i soldati fatti prigionieri, perché ritenuti disertori e codardi, causando di fatto la morte di 100.000 di essi. Peccato per questa omissione che rende meno comprensibili le belle parole con cui prosegue il presidente: «Non dobbiamo avere paura della verità. Senza la verità, senza la ricerca storica, la memoria sarebbe destinata a impallidire. E le celebrazioni rischierebbero di diventare un vano esercizio retorico».

* autori del volume La grande menzogna. Quello che non vi hanno raccontato sulla I guerra mondiale (Dissensi edizioni)