Girando per le province di Lodi e Pavia (sud della Lombardia), per la mia campagna elettorale con Liberi e Uguali, mi sono imbattuto in enormi cartelloni con la faccia del leader della Lega Salvini, dove campeggia la frase «Prima gli italiani».

Ma cosa significa quella frase? Che gli italiani hanno la priorità sugli altri? Che bisogna tutelarli, proteggerli, sostenerli, in quanto italiani?

Mi vengono in mente casi precisi di italiani e persone di origine straniera che conosco.

Provo a metterli a confronto.

Per Salvini viene prima un italiano, chiamiamolo S., che ha rubato allo Stato, quindi a tutti noi, 368 milioni accertati, tra il 1994 e il 1998. Soldi che mancano alle entrate del fisco e che quindi sono stati sottratti al sistema sanitario nazionale, a quello scolastico, ai trasporti pubblici, alla sicurezza.

Servizi pubblici che hanno avuto meno risorse per la frode di S. Però prima viene S. perché è italiano. M. invece, operaio di origine senegalese, che ha ottenuto un permesso di soggiorno nel 2002, con la più grande sanatoria europea (650 mila persone sanate dal Ministro dell’Interno Maroni, sempre leghista) e che adesso fa arrivare il latte nei supermercati per i nostri figli ogni mattina (dopo essere stato uno dei tanto odiati «clandestini» di Salvini, prima del 2002 appunto), viene dopo.

Anche se lavora regolarmente. M. paga dal 2002 ogni mese i contributi Inps che concorrono a pagare le pensioni dei nostri anziani (italiani), oltre che l’Irpef al 23%, per la sua fascia di reddito. Mentre penso questo comincio a intuire una spiegazione di quel «prima gli italiani».

Poi mi viene in mente un’altra coppia.

Un italiano, chiamiamolo C., che fa il prestanome per una cooperativa di un consorzio che opera nel campo della logistica. C. lavora per la famiglia dei casalesi in una provincia della Lombardia. Su di lui pesa una condanna e numerose indagini per bancarotta fraudolenta. Per gli operai e le operaie che lavorano per la cooperativa di cui C. è presidente non sono stati versati contributi per quasi due anni. Non è stata pagata neanche l’Iva. Una evasione fiscale e contributiva per decine di milioni di euro.

Ma C. è italiano. E. invece è nigeriana, appena diventata maggiorenne, titolare di protezione internazionale. Ha dovuto fare ricorso al tribunale ordinario dopo il diniego della Commissione territoriale per i rifugiati.

Con il nuovo rito introdotto dalla Minniti-Orlando non avrebbe potuto produrre, con il suo avvocato, le prove della sua condizione di perseguitata e non avrebbe un titolo di soggiorno. E. infatti, è scappata dalla Nigeria dopo che molte sue amiche e le sue sorelle, più grandi di lei, sono state rapite e ridotte in schiavitù da Boko Haram. Adesso lavora come interprete. Non guadagna molto ma paga tutti i contributi fiscali e pensionistici.

Ma E. viene dopo di C. secondo il patriota Salvini. Prima gli italiani, vuol dire a prescindere da come si comportano, da cosa rappresentano. Prima gli italiani, anche se sono fascisti, violenti e pericolosi, come Luca Traini di Macerata o Gianluca Casseri di Firenze.

Noi invece riteniamo che prima debbano essere tutelate le persone.

Prima ancora della nazionalità conta la nostra comune appartenenza al genere umano. Lo dice la nostra Costituzione.

Prima le persone. Quelle che hanno bisogno di aiuto e protezione; che pagano le tasse e contribuiscono alla coesione sociale di un Paese e non alla sua frammentazione. Quelle che con il loro onesto lavoro, anche se hanno origine straniera, passaporto straniero, sono da esempio in un Paese dove corruzione e mafie la fanno da padrone.

Prima le persone, vogliamo dirlo e farlo sapere anche ai nostri concittadini e alle nostre concittadine di origine straniera. Perché in Italia c’è chi si vergogna del razzismo e del fascismo e lo combatte a viso aperto. «Prima gli italiani ricchi». Questo è il vero obiettivo di quello slogan.

Con i condoni e la flat tax, con la cancellazione del tetto per i contanti, Salvini fa un regalo ai ricchi, che così guadagnerebbero milioni di euro. Soldi che verrebbero a mancare alle casse dello Stato e che si tradurrebbero in ulteriori tagli alla sanità, alla scuola, ai servizi pubblici.

Una proposta anticostituzionale e anti italiana, altro che patriottismo.

* Filippo Miraglia è candidato alla camera per Liberi e Uguali