Il numero crescente di casi di Covid-19 ha sbriciolato il sistema sanitario dell’India che ha chiesto il soccorso internazionale. Inizialmente la richiesta di aiuto è rimasta inascoltata dagli Usa, tanto che la scorsa settimana sono stati accusati dal più grande giornale indiano di «nazionalismo vaccinale», dopo che un portavoce del Dipartimento di Stato aveva affermato che il divieto temporaneo di esportazione di materiali per i vaccini era necessario perché «è anche nell’interesse del resto del mondo vedere gli americani vaccinati».

L’affermazione aveva causato un’ondata di polemiche: un messaggio simile a quello lanciato dall’India era arrivato anche da nazioni africane, come Namibia e Kenya, che avevano chiesto cambiamenti politici a Washington, vista la sua abbondanza di vaccini.

A seguito di queste critiche internazionali i toni americani sono cambiati: la Casa bianca ha fatto sapere che invierà a New Delhi respiratori, dispositivi di protezione personale, kit di test diagnostici rapidi e soprattutto materiale per la produzione di vaccini.

Poco dopo aver parlato con il primo ministro indiano Narendra Modi, assicurando che «Stati uniti e India lavoreranno a stretto contatto nella lotta al Covid-19», l’amministrazione Biden ha anche annunciato l’intenzione di condividere con altre nazioni tutta la scorta di 60 milioni dosi del vaccino AstraZeneca.

Il coordinatore dell’emergenza Covid-19 della Casa bianca, Jeff Zients, ha spiegato così la decisione all’Ap: «Dato il forte portafoglio di vaccini già autorizzati dalla Fda e in possesso degli Stati uniti e visto che il vaccino AstraZeneca non è autorizzato per l’uso negli Usa, non avremo bisogno di utilizzarlo e possiamo condividerne le dosi con altri Paesi».

Il consigliere per l’emergenza dell’amministrazione Andy Slavitt ha subito twittato: «A tutti coloro che comprensibilmente dicono ‘era ora’, in questo momento ci sono ancora pochissimi vaccini disponibili. Nessun tempo reale è stato perso».

Gli Usa sono uno dei quattro principali produttori al mondo di vaccini anti-Covid, insieme a Cina, India e Ue, ma l’unico a non avere esportato un numero significativo di dosi. Oltre a tenere in casa quasi tutte le dosi prodotte, Biden ha anche utilizzato il Defense Production Act per garantire agli Usa l’accesso prioritario alle materie prime necessarie per produrre vaccini.

Se questa strategia ha permesso agli Usa di distribuire 100mila dosi in tre mesi e di proseguire come un treno nella campagna vaccinale, gli ha anche valso le accuse di «nazionalismo del vaccino» da Paesi di tutto il mondo, molti dei quali devono ancora iniziare sul serio il lancio di una campagna vaccinale aggressiva. L’offerta di spedire rifornimenti per aiutare l’India è sembrata quanto meno tardiva.

Mentre Russia e Cina sono già impegnate in operazioni di diplomazia del vaccino, gli Usa perdono il treno della più grande campagna di soft power dal secondo dopoguerra.