Due giorni prima del vertice di Innsbruck con Matteo Salvini e gli altri ministri dell’Interno dell’Ue, il leader bavarese riapre il sipario del suo «teatrino estivo» sui migranti. Ieri Horst Seehofer ha presentato alla stampa lo stesso masterplan bocciato il 5 luglio nel summit di governo con Cdu e Spd. Resuscitando, come se nulla fosse, i «centri di transito» depennati in via definitiva dagli alleati della «Groko».

UN DOCUMENTO VECCHIO, scaduto, e soprattutto fuori tempo massimo, che riporta ufficialmente la data del 4 luglio. «Non è il piano della Grande coalizione, solo il mio progetto» assicura il ministro nella conferenza stampa più affollata dall’inizio della legislatura.

TUTTI APPESI ALLE SUE PAROLE, cioè al pezzo di carta che non ha alcuna possibilità di essere approvato dentro e fuori alla Repubblica federale. Una mossa di propaganda allo stato puro, che manda su tutte le furie i socialdemocratici. «La Spd non ha alcun interesse a rimettere in scena il teatrino estivo della Csu» taglia corto il vicepresidente Ralf Stegner, ricordando a Seehofer che «il nostro masterplan resta il contratto di coalizione, e su quello il ministro ha abbastanza da lavorare».

ZERO MARGINI DI TRATTATIVA, dunque, e nessuno spiraglio per una nuova discussione sui campi di detenzione ancora all’ordine del giorno dei cristianosociali. «Non ci saranno negoziati. Il discorso è chiuso» è la linea ufficiale della segreteria Spd ripetuta anche ieri. Ma Seehofer non molla, e anche se giura di «riconoscersi naturalmente nell’Europa privilegiando le soluzioni condivise» continua a insistere sui profughi da «respingere direttamente agli Stati competenti». In pratica, l’unico punto incontestabile della sua politica sono i colloqui con Italia e Grecia che «saranno molto duri».

ALMENO quanto l’opposizione frontale al suo masterplan ribadita ieri pomeriggio da Dominik Bartsch, rappresentante tedesco dell’Unchr, tra i primi a criticare il «preoccupante tono di base» del ministro bavarese. «Il suo progetto da mesi si concentra solo sull’irrigidimento delle procedure sulle richieste di asilo e sull’immigrazione, mentre si ostina a trascurare l’elemento più importante: le persone».