Jessica Costanzo, deputata piemontese del Movimento 5 Stelle e membro della commissione lavoro, è tra i firmatari dell’appello che eletti in Europa e in Italia dei diversi gruppi parlamentari che fanno parte della maggioranza hanno diffuso per sostenere la regolarizzazione dei migranti stagionali. Una scelta insolita per una parlamentare del M5S, che però lei rivendica con decisione.

«Avremmo dovuto prendere un’iniziativa del genere fin da subito – spiega Costanzo – Abbiamo davanti un’occasione che non si può perdere per mettere mano a questioni che si trascinano da troppo tempo. In questa situazione bisogna mettere da parte gli schieramenti e le ideologie e pensare i termini di difesa della salute e dei diritti sociali».

Eppure mentre parliamo ancora proseguono le schermaglie tra i membri del governo. Il vostro capo politico Vito Crimi ha di nuovo chiuso a ogni possibilità di sanatoria. Il sottosegretario all’interno Carlo Sibilia ha appena alzato la posta e accusato il resto della maggioranza di bloccare il decreto per la questione della regolarizzazione.

Come abbiamo visto in occasione del precedente «decreto aprile» e come vediamo dalle bozze che circolano di questo provvedimento, sono testi di centinaia di pagine. Non è detto che sia questo il punto anche se aspettiamo di vedere il testo definitivo perché ci troviamo di fronte ad un tema molto complesso.

Dunque, come se ne esce?
Deve prevalere il buon senso, non vedo alternative. La linea è quella che viene seguita dal sottosegretario al lavoro Stanislao Di Piazza. Come parlamentari del Movimento 5 Stelle abbiamo discusso al nostro interno, ma non siamo tuttologi. Su certe cose bisogna lasciare la parola a chi ha approfondito una questione.

L’impressione è proprio questa: tra voi eletti 5 Stelle i favorevoli alla regolarizzazione sono in minoranza ma sono anche quelli che hanno lavorato su questi temi.
In commissione lavoro abbiamo lavorato su questi temi ancora prima della pandemia e dell’emergenza attuale. Anche la commissione agricoltura ha ragionato in maniera simile. Ho partecipato a un’indagine conoscitiva sul caporalato, abbiano audito diversi soggetti e le categorie coinvolte, siamo andati sul posto, abbiamo visto cosa succede nelle campagne. Tutto questo lavoro non può andare al macero. C’è l’ipotesi che i centri per l’impiego lavorino per fare incrociare domanda e offerta di lavoro, c’è la disponibilità dell’Inps a fare da cabina di regia. Si può lavorare affinché i produttori non debbano partecipare ad aste al ribasso. Questo per dire che è un tema molto complesso da non ridurre a bandierina tra schieramenti contrapposti.

È in gioco ancora una volta la vostra tenuta interna?
Non credo ci sia questo rischio. Ormai non è un mistero che questo dell’immigrazione per noi sia un tema scomodo, per il quale è difficile trovare un’identità che riesca a coniugare le diverse visioni. Veniamo da storie diverse.

Soffrite la concorrenza con la Lega?
Siamo reduci da un governo con loro e forse alcuni di noi possono sentire delle affinità nei loro confronti. Ma è la nostra natura che ci rende variegati. È normale che alcuni colleghi su determinate cose la pensiamo diversamente. Questa pluralità è stata la nostra forza in passato, dobbiamo imparare a gestire queste differenze.

È difficile, soprattutto quando si tratta di prendere delle decisioni e stare al governo.
Per quanto mi riguarda sono cosciente del fatto che non si può accontentare tutti, e ci sta che qualcuno resti deluso da un singolo provvedimento. Ma la regola dovrebbe essere che quando c’è in gioco la dignità sociale o ci si occupa di diritti fondamentali, questi temi devono avere la precedenza.