Neanche promulgati i nuovi voucher vengono già censurati dallo stesso Parlamento. A farlo è l’Ufficio di Bilancio, organismo indipendente responsabile di verificare le previsioni economiche del governo e già autore di giudizi autonomi molto critici su altre operazioni del governo, dagli 80 euro agli sgravi del Jobs act, dall’abolizione indistinta dell’Imu ai calcoli sulle salvaguardie per evitare l’aumento dell’Iva.

Ebbene, sui nuovi strumenti per normare le prestazioni occasionale, l’Ufficio parlamentare di Bilancio riprende ed estende i giudizi già espressi dalla stessa Cgil e da molti giuslavoristi, anche non di area. La norma più contestata è quella sulla possibilità di revocare la prestazione di lavoro occasionale entro tre giorni da quello programmato. Insomma, l’imprenditore comunica l’utilizzo al portale Inps e poi se non arriva il controllo, lo ritira pagando il lavoratore in nero. Il tutto alla faccia di chi sostiene che le nuove norme combattano il lavoro sommerso. Secondo l’Ufficio parlamentare di Bilancio questa nuova soluzione «potrebbe favorire comportamenti evasivi da parte del committente che, dopo aver beneficiato della prestazione e in assenza di ispezioni in loco, si troverebbe nella condizione di poter comunicare il mancato svolgimento e concludere in nero la transazione». Questo perché «il lasso temporale previsto appare ampio alla luce di una semplice comunicazione telematica», motiva l’Upb.

Altra critica riguarda il rispetto delle leggi sulla sicurezza sul lavoro. «Le nuove norme sul lavoro accessorio non escludono, come avviene invece in altri paesi europei, che il prestatore di attività (ad esempio, giovani con meno di 25 anni o pensionati) possa essere impiegato in attività con un certo grado di rischiosità sebbene in settori non particolarmente a rischio». Sebbene i nuovi voucher siano esclusi per il settore edilizia, molte mansioni nel settore meccanico ad esempio sono a rischio: «L’utilizzo di particolari macchine utensili o la partecipazione ad attività di emergenza per eventi naturali improvvisi». Al lavoratore pagato con i nuovi voucher non viene poi richiesta alcuna formazione, mandandolo sostanzialmente allo sbaraglio, a rischio altissimo di infortuni.

Le falle legislative poi riguardano la natura dei committenti e l’utilizzo che possono fare delle prestazioni occasionali. «A differenza di quanto accade per le persone fisiche che non esercitano attività di impresa e le Amministrazioni pubbliche, per gli altri committenti manca una indicazione esplicita delle attività accessorie occasionali che possono rientrare nel Contratto di prestazione occasionale».

A questo si lega il tema degli orari e dei compensi: «I limiti annui ai compensi e alle ore lavorate, che indirettamente definiscono l’occasionalità e l’accessorietà della prestazione, potrebbero in futuro essere più facilmente allentati per ricomprendere altre attività», naturalmente non pagate. La beffa per i nuovi voucheristi è anche sui tempi di pagamento: se prima i «buoni lavoro» potevano essere liquidati alle Poste ora si allungano: «Date le caratteristiche socio-economiche del prestatore potenziale, appaiono elevati i tempi di attesa per l’accredito dei compensi da parte dell’Inps, che deve avvenire entro il 15 del mese successivo a quello in cui è stata prestata l’attività».

La conclusione dell’Ufficio parlamentare di Bilancio è una bocciatura senza appello: «La presenza di tetti annuali sui compensi pagabili e percepibili e di un massimale annuale di ore lavorabili dal prestatore per il singolo committente restituisce carattere di occasionalità e accessorietà a questa tipologia di lavoro». In pratica il giudizio racchiude solo una lunga sequela di «elementi di criticità».