Si sa, fra le iniziazioni più praticate dai ragazzi in pubertà ci sono il confronto delle misure peniene e la gara a chi piscia più lontano. Il mondo si evolve tecnologicamente, ma su certe questioni si rimane basic. In fondo, una parte di noi obbedisce ancora alle leggi della giungla, dove il maschio più forte e bello si prende la guida del gruppo e viene scelto dalle femmine perché garantisce una progenie migliore. Tuttavia, in un mondo dove la cosmetica e la chirurgia estetica aiutano a migliorare ciò che la natura ha reso imperfetto, almeno secondo le mode e il gusto correnti, la legge della giungla deve vedersela con le modifiche dell’apparenza.

È quindi con spirito maternalmente comprensivo che leggo la mail del dottor Pietro Martinelli, medico chirurgo nonché odontoiatra, agopuntore e specialista di medicina estetica che opera a Brescia, Arona e Parma e che, per pubblicizzare la propria attività, scrive: «Nel 2015 boom di richieste per l’aumento chirurgico del pene con la lipopenoscultura, soluzione ideale per chi soffre della cosiddetta sindrome da spogliatoio».

La lipopenoscultura consiste nell’utilizzare il grasso del paziente per aumentare, tramite iniezioni, il volume del pene. In pratica, si toglie un po’ di ciccia dalla zona sovrapubica dell’addome per inserirla con cannule smusse, ovvero senza punta, lungo le pareti del membro che in questo modo aumenta il proprio diametro e anche l’ apparente lunghezza, in quanto è stato tolto un po’ di grasso alla sua base.

Secondo il dottor Martinelli, il paziente tipo ha fra i 40 e i 60 anni, è sposato, ha una relazione stabile o un secondo matrimonio con una donna più giovane e vuole ingrandire il proprio aspetto inguinale non tanto per migliorare le prestazioni sessuali, che non cambiano con la lipopenoscultura, ma soprattutto per non sfigurare di fronte ad amici e compagni quando si trova nudo fra nudi.

A guardare certe foto del prima e del dopo, facilmente reperibili sul web, c’è da capire alcuni di loro perché ne hanno davvero bisogno. Ma la cosa che colpisce di più di questo fenomeno non è tanto l’ambizione a migliorarsi, quanto il motivo per cui si ricorre a questo intervento, ovvero per apparire più ganzi agli occhi di una compagna più giovane o per non sfigurare di fronte agli altri maschi. E segno che: o le insicurezze ci impiegano anni a emergere, o la chirurgia ha dato risposte a domande latenti.

In ogni caso, ci piacerebbe sapere una cosa. Dato che la fiducia in se stessi può aiutare anche nell’intimità, la soddisfazione estetica poi migliora anche il desiderio di essere degli amanti migliori?

Se da una parte molte donne sono d’accordo con quello che diceva Lella Costa in un suo spettacolo, «Le dimensioni non contano, però aiutano», molte altre hanno sfatato il mito del «Più è grosso, meglio è», non solo perché hanno imparato che conta molto il Come si usa, ma anche che a volte il troppo stroppia.

Circa un anno fa, il British Journal of Urology International pubblicò i risultati di uno studio che, esaminando oltre 15mila peni, stabilì dei criteri condivisi di misurazione e si arrivò a decretare che nella media un pene in erezione misura 13,12 cm di lunghezza e 11,66 di circonferenza. A riposo, la lunghezza media è di 9,16 e la circonferenza 9,31.
Se Aubrey Beardsley avesse conosciuto queste statistiche, forse non avrebbe illustrato «L’adorazione del pene» come ha fatto, ovvero con una signora prona di fronte a un fallo grande quasi come il suo proprietario. In ogni caso, consiglio alle palestre di esporre bene in vista l’articolo del Journal of Urologiy. Potrebbe tranquillizzare molti clienti.

mariangela.mianiti@gmail.com