«Nessun ripensamento sul ritorno a scuola in presenza. Ma non si dica che vogliamo scaricare la responsabilità sui dirigenti scolastici»: il ministro Patrizio Bianchi anche ieri ha ripetuto la formula adottata dal governo che, tuttavia, non dà alcuna risposta alle domande poste dai presidi che, in oltre 2.500 (un quarto del totale dei dirigenti scolastici), si sono mobilitati con una lettera a Draghi per chiedere di posticipare di 2 settimane il rientro tra i banchi. Stessa richiesta di molte regioni, dei sindacati e, da ieri, anche dei medici.

«POSTICIPARE L’APERTURA delle scuole di 15 giorni, recuperando poi a giugno, quando dovremmo essere fuori dall’emergenza – è la proposta del presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, Filippo Anelli -. Il rientro in un momento in cui gli studenti hanno appena iniziato a vaccinarsi o a fare i richiami ci preoccupa così come preoccupa i presidi». Persino il consulente del commissario Figliuolo, Guido Rasi, ammette: «Per me due settimane di dad sarebbero molto importanti, perché se oggi siamo a 200mila casi, sottostimati, immaginiamo tra una settimana cosa vedremo». Alla fine di un’altra giornata ad alta tensione, Bianchi ha convocato per stamattina i sindacati per una informativa sulle nuove regole sulla gestione dei casi di positività previste dal dl di mercoledì. «Il governo ha scelto di tutelare il più possibile la scuola in presenza e in sicurezza» il commento in serata del ministro della Salute, Roberto Speranza.

I SINDACATI da due anni denunciano di non riuscire ad avere i dati sul contagio dal ministero, ieri è stato il portale Tuttoscuola a ipotizzare lo scenario a cui si va incontro da lunedì: «Le regole fissate dal decreto del governo di mercoledì portano a stimare che, dopo pochi giorni di applicazione, la maggior parte delle classi si ritroveranno in dad. Sul milione e 406 mila positivi registrati alla vigilia dell’epifania, stime attendibili individuano in circa 300mila gli alunni contagiati. Circa 35mila i bambini della scuola dell’infanzia infettati, 95mila quelli della scuola primaria, 65mila gli alunni della scuola secondaria di primo grado e 105mila studenti delle superiori». Per la scuola dell’infanzia (41.382 sezioni), supponendo che almeno la metà ospiti uno o più di quei 35 mila bambini, vi sarebbero circa 20mila sezioni chiuse con tutti i bambini in quarantena per almeno 10 giorni. Per la scuola primaria, dove le classi sono 125.495 a ospitare quei 95mila alunni contagiati, andrebbero in dad per la durata di 10 giorni fino a un massimo di 48 mila classi.

PER LE CLASSI della secondaria di primo grado (77.883) e per quelle di secondo grado (124.145), dove con almeno tre casi di positività nella classe si applica la dad, «si potrebbero avere fino a un massimo di 21mila classi di secondaria di I grado con gli alunni a casa in dad e fino a un massimo di 35mila classi delle superiori con gli studenti a casa in dad, tutti per almeno 10 giorni». Al termine della prossima settimana gli alunni contagiati potrebbero raggiungere il mezzo milione o addirittura di più. «Si potrebbero avere quasi tutte le sezioni di scuola dell’infanzia chiuse, circa 80mila classi di primaria in dad e con esse 30mila classi della secondaria di I grado, nonché 50mila delle superiori anch’esse chiuse con gli studenti a casa. Delle 369mila classi di scuola statale, circa 200mila nella settimana dal 17 gennaio in poi potrebbero essere chiuse, con gli alunni in dad. Il principio della scuola in presenza è nel decreto. Gli effetti potrebbero essere diversi».

IL GOVERNATORE CAMPANO De Luca ieri ha annunciato: «Andiamo verso la proroga della chiusura fino a fine gennaio per elementari e medie. Non ci sono le condizioni minime di sicurezza». Ma il governo ha già fatto sapere che nel caso la decisione sarà impugnata. Il presidente siciliano Musumeci: «Avevamo anticipato al ministro che con queste norme nazionali sulla riapertura delle scuole sarebbe stato il caos, ho scritto al presidente Draghi rappresentando la gravità della situazione». In Lombardia non va meglio: «Alla dad ci arriveremo per necessità – spiega il preside Matteo Loria -. Lunedì sarà come andare alle Termopili». Il governatore veneto Zaia: «Ai genitori diciamo già che non siamo in grado di fare il testing. Il 10 avremo una situazione per cui molte scuole resteranno chiuse o in dad». In mancanza di un indirizzo comune del governo, con i presidenti di regione vincolati al dpcm di marzo, le decisioni finiranno in capo ai comuni e si moltiplicheranno le differenze. In Calabria e Campania molte amministrazioni posticiperanno l’ingresso al 15 gennaio per sanificare la aule. In Sicilia verso la dad nei comuni arancioni e rossi.